FIAMMIFERI

ho un curioso attaccamento ai fiammiferi. l’ho avuto da sempre. forse da quando esistono. non loro ovviamente. da quando esistono i miei ricordi di questi piccoli oggetti misteriosi. però, se ci penso, quello che mi sembra di ricordare da sempre è quel forte e penetrante odore di quando si brucia un fiammifero. la mamma mi diceva sempre di allontanarmi e non respirarlo, perché è tossico. infatti (ascoltavo bene la mamma), la nuvoletta che arrivava sotto il naso era molto forte, bruciata, tagliente e persino dolciastra, era così pungente che per riflesso mi tiravo indietro con la testa. era inconfondibile anche il suono della scatolina piena di piccoli legnetti, leggeri e secchi, mai perfetti, che gratticchiano la scatola di cartoncino da dentro, si fanno sentire appena appena. pure ora che sono cresciuta e le scatole di fiammiferi sono degli oggetti sempre più rari, tutte le volte che ne vedo una ho la tentazione di afferrarla, di scuoterla leggermente, di palpare quel piccolo oggetto rettangolare pieno di altri piccoli oggetti affusolati con punte rosse. ne prendo fuori uno e pure a costo di ritrovarmi addosso gli occhi pieni di stupore e disapprovazione, del resto giustificata, lo accendo. poche mosse: scuoto la scatola, rimango incantata per un secondo dal suono che riesce appena a superare le barriere del cartone sottile, apro la scatola, prendo il legnetto, con un’unica agile mossa chiudo la scatola e la giro posizionandola tra le dita, appoggio la punta rossa del legnetto inclinato di circa trenta gradi al dorso ruvido marroncino, esito un attimo e, vado giù in una frazione di secondo: il piccolo mistero, una nano tempesta di scricchiolii e scintille che esplodono e vengono avvolti da una morbidissima fiamma che si gonfia e si sgonfia e lentamente in pochi secondi si mangia il legnetto, diventa sempre più piccola, fino a scomparire del tutto lasciando dietro di sé solo una sagoma nera di quello che aveva tanto attirato la mia attenzione.

 

Kateryna Mychka, University of Milan & University of Konstanz

Edited by Malinka Pila, University of Konstanz and Marco Biasioli, University of Manchester

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