The Pisan Cemetery through the Eyes of Chroniclers, Artists and Travelers

Category: 18th century Page 3 of 4

Ranieri Prosperi, Descrizione della città di Pisa (1792)

In his Descrizione della città di Pisa of 1792, Ranieri Prosperi gives an account of the history of the Camposanto, the architecture and the paintings. He agrees with other authors that it was Archbishop Ubaldo who brought the earth from the Holy Land and that he was the one who founded the Camposanto, although it was only in 1278 that the actual construction began under the archbishop Federico Visconti, with Giovanni Pisano as the master builder. His description of the building is quite detailed, and he too mentions the now-lost power of the earth to decompose bodies within twenty-four hours. Not only does he write about the architecture, he also discusses several paintings and painters, and refers to Vasari on different occasions. He also talks about the condition of the paintings. / SB

Prosperi, Descrizione_della_città_di_Pisa_1792 (excerpt)

Source: Ranieri Prosperi, Descrizione della Città di Pisa per servire di guida al viaggiatore (Pisa: Ranieri Prosperi, 1792), 68, 70-71.

Capitolo Quinto. Il Campo-Santo

“Questa magnifica fabbrica fu ideata dall’Arcivescovo Ubaldo Lanfranchi che ritornando da Soria, dove i Pisani erano concorsi con molti altri popoli d’Europa, e dove furono battuti dal valoroso Saladino, portò seco cariche le navi della flotta Pisana, ch’egli comandava, di terra presa sul monte Calvario, e comprato un sito presso la Primaziale ve la pose tutta, e destinò il luogo ad uso di Cimitero. Nel 1278 essendo Arcivescovo Federico Visconti si diè principio alla grandiosa Fabbrica sotto la direzione di Giovanni Pisano, che la condusse a fine nel 1283 e andò poscia al servizio del Rè Carlo I figlio di Luigi VIII a Napoli.
Sotto l’Arcivescovo Filipp de Medici nel 1461 fu condotta al segno a cui la vediamo presentemente, come risulta da un’iscrizione interna di cui si parlerà in appresso.
L’edificio ha la forma di un rettangolo di cui la totale lunghezza è braccia 222 la larghezza braccia 76, l’altezza braccia 24, il circuito braccia 596, l’area braccia 16872.
La facciata meridionale è divisa in 43 Arcate e spartimenti formati da 44 pilastri. Tanto i capitelli che i corniciami sono lavorati a intaglio è nel punto in cui si uniscono gli archi sopra i capitelli si vede una testa di differente figura. Tutto quest’Edifizio, è di marmo bianco.
La facciata orientale è ornata nella stessa foggia, ma è impedito di verderla da un magazzino. Non così la facciata occidentale, e settentrionale, che sono nude, ma che sarebbero state fregiate ugualmente, se si fosse eseguito il piano, che vi aera, di ampliare da quella parte la Città e per conseguenza buttar a terra le mura della medesima che sono contigue a questo bel Cimitero, e rendono inutile l’ornamento.
Due Porte aprono l’ingresso in quest’Edifizio. La più occidentale è sempre serrata ed era anticamente la più frequentata, vi era sopra un Crocefisso d’alabastro opera di Nicola Pisano, che è stato recentemente trasportato in S. Michele in Borgo, ed un Leone, che dava il nome ad una Porta della Città lì vicina, che fu murata quando Cosimo I fece aprire l’altra Porta attualmente detta Porta S. Maria o Nuova. L’altra Porta più orientale, ch’è la sola ad aprirsi, presentemente è ornata d’una specie di Tabernacolo di marmo bianco che posa sopra due colonne di marmo rosso, con vari fregi all’uso Gotico. In esso si vedono sei Statue fra le quali è rimarcabile quella dello Scultore stesso Giovanni Pisano genuflessa davanti alla Madonna.
Entrati per questa Porta veggonsi quattro loggiati in parallelogrammo che lasciano in mezzo un vasto spazio scoperto, dove fu messa la terra portata dal Calvario. Dicesi che questa terra avesse l’attività altre volte di consumare in ventiquattr’ore i cadaveri che in essa si sepellivano. Siccome poco importa una virtù che non esiste più non ci diffonderemo a esaminare se questo è stato mai vero, per qual ragione la terra del Calvario l’avesse, e perché poi la perdesse.
La pianta di quest’Edifizio è alquanto romboidale, il percheè non si sa ed è vano investigarlo. La lunghezza interna di tutto il Paralellogrammo e braccia 217. La larghezza braccia 72. Il giro braccia 578. Ogni loggiato è largo 18 braccia. E lo spazi sterrato che rimane in mezzo ha braccia 181 di lunghezza e 36 di larghezza, braccia 434 per conseguenza di giro.
I quatto gran Loggiati sono sostentute da 62 arcate rotonde di gotica Architettura, 26 nei lati maggiori, e 5 nei minori del paralellogrammo. 66 gran pilastri le sostengono, e questi posano sopra un piedistallo continuato con i rispettivi risalti delle teste di varie figure, fra le quali molte eleganti e ben lavorate adornanon il punto ve gli archi si uniscono sopra ogni capitello, e molte di queste sono avanzi di Fabbriche Romane.

Molti sarcofagi antichi sono collocati intorno al detto imbasamento de’ pilastri, benchè la più parte siano guasti dal tempo, e per essere stati luna età allo scoperto, e perciò esposti all’ingiurie dell’atmosfera, pure ve ne sono di quelli che meritano osservazine particolare, come anderemo notando in appresso, questi sarcofagi sono di bel marmo Pario la più parte, ed altre di marmi fini nostrali, sono soperi di bassi rilievi rappresentanti Storie e Favole diverse, mostri, sfingi, nercidi, divinità, ma prima di seguitarne il dettaglio, fa d’uopo terminare la descrizione de’ loggiati.
Sei arcate sono aperte per dar l’ingresso allo sterrato in mezzo, e le altre sono divise da due colonnette che reggono picoli archi, i due estremi de’ quali posano ciascheduno sopra un pilastrino in mezzo il tutto è lavorato a intaglio. Si vede che questi archi minori dovevano essere chiusi da invetriate all’uso antico. Non fu eseguito il progetto, per la qual cosa restarono prive le pitture a fresco d’un riparo contro le intemperie dell’aria.
Passiamo a descrivere queste pitture. Sono a fresco, dipinte sopra un’intonaco di calcina e sabbia fine. Non sono modelli dell’arte perfezionata, ma bensì dell’arte nascente, e fanno onore al secolo XIV in cui furono eseguiti dai più abili Professori di quell’età.
Comincieremo dalla parte Occidentale voltando a mano sinistra appena entrati dall’accennata Porta principale. S’incontrano subito sei gran Quadri tre sopra e tre sotto, ove è dipinta la vita del glorioso S. Ranieri. Autore di quelli di sopra è Simon Memmi Sanese, Antonio detto il Veneziano de’ tre inferiori. Nel primo de’ Quadri superiori rappresentasi il Giovine Ranieri che si da bel tempo un compagnia di leggiadre femmine, e che quindi punto dall’ammonizioni del Beato Alberto si pente de’ suoi errori e ne chiede perdono a Dio. Questo Quadro è ancora passabilmene conservato. Il secondo lo rappresenta in atto di partire per la Palestina e giunto a Tiro rapito in estasi per la visione della Madonna. Questo Quadro è un poco più guasto dell’antecedenti. Il terzo lo rappresenta tornato di Terra Santa, tentato dal demonio, e quando sul Tabor vide Gesù Cristo, Moisè ed Elìa.
I tre Quadri inferiori vengono riputati i migliori di questo Edifizio, e sono ancora i meglio conservati specialmente il primo. Questo rappresenta S. Ranieri sulla nave ritornando a Pisa dalla Terra Santa e partendo da Joppe. Vi si vede il miracolo ch’egli operò a Messina per discoprire la frode d’un Oste, e finalmente quando fu ricevuto in Pisa alla mensa de’Canonici del Duomo. Il secondo Quadro esprime la morte del suddetto Santo entro la Chiesa di S. Vito, e il suo rapimento in Cielo. Il terzo Quadro esprime vari miracoli che operò il Santo, mentre portavasi a seppellire il suo cadavere.
Il secondo spartimento contiene altri sei Quadri, tre sopra e tre sotto, come l’antecedente, il lavoro è di Spinello Spinelli Aretino, ma molto guastato. Eccone i soggetti. Vi si esprime la storia de’ SS. Efeso e Potito. Il primo Quadro superiore rappresenta Diocleziano che accetta nella sua Armata il giovine Efeso. Quindi il viaggio di questi per il mare in Italia, e finalmente, l’apparizione di Cristo che gli vieta di perseguitarlo in Sardegna. Il secondo Quadro contiene la storia della Bandiera della fede portata da un Angelo a S. Efeso, al quale accenna una mischia tra i Pagani e i Cristiani in Sardegna. Il terzo Quadro rappresenta S: Efeso innanz al Pretore dell’Isola, il suo esame, quindi è gittato in una fornace ardente le di cui fiamme si rivolgono contro i Ministri.
Il primo Quadro inferiore rappresenta la traslazione de’ Corpi de SS. Efeso e Potito dalla Sardegna a Pisa. Vi si vede la processione, e la facciata del Duomo. Nel secondo Quadro è espresso il martirio di detti SS. Efeso e Potito decapitati. Il terzo Quadro appartiene alla storia de’ medesimi Santi, ma è guasto a segno che nulla vi si può distinguere.
Eccoci al terzo spartimento dove il famoso Giotto espresse molto prima che fossero fatti i due precedenti spartimenti in sei Quadri la storia di Giobbe, delle quali opere scon sommo dispiacere rimangono i frammenti e i ritocchi da Stefano Marucelli [?] fattivi nel 1623 così è inutile parlarne.
Il resto delle pitture che coprono questa facciata fino all’angolo fu opera per quanto dice il Canonico Totti d’un certo Nelli di Vanni pittore da Pisa che seguitò la storia di Giobbe incominciata dal Giotto, ma il tutto è sì guasto che fa compassione, e non giova descriverlo.” (68-76)

“Giunti alla facciata settentrionale vediamo nei primi spartimenti quattro storie della Creazione del Mondo, opera di Bonamico Buffalmacco Pittore del principio del secolo decimoquattro. Nel primo gran Quadro è Dio che sostiene l’universo. S. Agostino e S. Tommaso sono negli angoli da basso. Il secondo Quadro nell’ordine superiore rappresenta la Creazione dell’Uomo, la formazione della Donna, e il loro esilio da Eden. Il terzo il Sacrificio di Caino, e d’Abele, coll’uccisione di quello. Il quarto in tre divisioni contiene la costruzione dell’arca, il diluvio, e il sacrifizio di Noè dopo l’uscita dall’arca. Questo lavoro è fregiato di quadrature ed ornati con teste e ritratti, fra i quali quello di Buffalmacco stesso con un capuccio in capo, ed un cencio che gli pende sul collo.” (81-82).

“Le pitture che adornano quest’altra parte della facciata a sinistra escendo dalla Cappella [del Pozzo] sono del Buffalmacco. La prima esprime la Crocifissione del Salvadore, la seconda la Resurrezione alla vita, la terza l’Ascensione al Cielo. Opere lodatissime dal Vasari.
Siamo giunti di nuovo alla facciata Meridionale, della quale abbiamo descritta una parte cominciando a mano sinistra dalla Porta per cui siamo entrati. Parleremo primieramente delle Pitture e quindi de’ Cenotafi ed altri ornamenti come si è fatto dell’altre facciate. E principiando per ordine accenneremo il gran Quadro a fresco diviso in più parti ove è dipinto il Trionfo della Morte. Autore di questo fu Andrea Orcagna Fiorentino che fiorì alla metà del secolo XIV. Il soggetto è tolto dal Petrarca, ma non saprei chi sia più gran Pittore, chi parli più all’immaginazione o Petrarca o Andrea Orcagna. Disapproviamo per altro quegli scritti che esprimono i sentimenti delle persone effigiate, in una pittura deve parlar la pittura e nient’altro, altrimenti si rammenta Sancio Pansa Scudiero di Don Chisciotte che credeva d’aver dipinto un Gallo, quando fatti due scarabocchi sul muro vi scriveva sotto: Questo è un Gallo.
Quì al solito sono espressi molti ritratti di personaggi e d’amici del Pittore, noi non staremo ad individuarli, perché non v’hanno altri ritratti interessanti che quelli delle persone da noi amate. […]” (92-93).

Ripiglieremo dunque la descrizione delle pitture. Il secondo gran Quadro è uno dei meglio conservati, rappresenta il Giudizio Universale ed è opera del medesimo Orcagna che dipinse qui accanto l’accennato triondo della morte. Vi è molto del bizzarro, e merita osservazione. Il susseguente Quadro è di Bernardo Orcagna fratello d’Andrea fu chiamato a Firenze. Il soggetto è l’inferno di Dante quale del Pittore o del Poeta sia stato più bizzarro è fantastico non è facile a decidersi. So bene che il Poeta è qualche volta sublime e divino, il Pittore è sempre capriccioso ed uniforme. Questa pittura fu ristaurata in alcuni luoghi nel 1530 da Solazzino Pittore, per quanto dice il Vasari.
L’ultimo Quadro rappresentante storie d’Anacoreti è di Pietro Laurati Sanese discepolo di Giotto. Sotto questa pittura e sopra una cassa di marmo è dipinto il Beato Oliverio giacente da Antonio Veneziano conforme asserisce il Vasari. Qui presso un sepolcro antico sono risposte l’ossa del Beato Giovanni della Pace, con una lapida nel muro su cui è scritto un cattivo Epigramma allusivo a quel pio personaggio.
Sulla Porta per la quale siamo entrati è internamente dipinta un’Assunzione da Simone Memmi Sanese. È ben conservato e fa onore al suo Autore, uno de’ primi Pittori nel secolo XIV. Ecco descritte tutte le pitture e i sarcofagi che sono sul muro e lungo il muro di quest’Edifizio, passiamo ora a dar contentezza dei sarcofagi che girano lungo l’imbasamento sul quale posano i pilastri che sostengono le arcate de’quattro loggiati.” (94-95).

Fifth chapter. The Camposanto.

This magnificent building was conceived by Archbishop Ubaldo, who returned from Soria, where the Pisans fought with many other peoples of Europe and were defeated by the valiant Saladin. He brought earth that he had taken from Calvary with the ships he commanded and bought a piece of land on the Primaziale, where he poured out the earth and made the place a cemetery.
In 1278, under Archbishop Federico Visconti, the construction of this great building began under the direction of Giovanni Pisano, who directed it until 1283, when he entered the service of King Charles I, son of Louis VII in Naples.
In 1461, under Archbishop Filipo de’Medici, the building was brought to the state in which we can see it today, as can be seen from an inscription that will be discussed below.
The building has the shape of a rectangle with a length of 222 armlengths, a width of 76 armlengths, a height of 24 armlengths, a perimeter of 596 armlengths and an area of 16872 armlengths.
The south facade is divided into forty-three arcades and partitioned by forty-four pilasters.
Both the capitals and the cornices are carved, and in the place where the arches are connected above the capitals, there is a head of another figure.
The entire building is made of white marble. The eastern facade is ornamented in the same style, but not the western and southern facades, which are undecorated. They would have been ornamented if the plan had been carried out to enlarge the city on this side and tear down the medieval wall that bordered this beautiful cemetery, making ornamentation unnecessary.
Two doors are at the entrance to this building. In the far west there was a cross in alabaster by Nicola Pisano, which had always been the most visited, and was recently transported to S. Michele in Borgo. There was also a lion that gave its name to the city gate, but it was walled up when Cosimo I had the other gate, called Porta S. Maria or Porta Nuova, opened.
The other door to the far east, which is the only one that can be opened, is decorated with a white marble tabernacle that stands on two red marble columns and is decorated with various Gothic sculptures. There are six statues inside, of which the one by Giovanni Pisano of the sculptor himself kneeling before the Madonna is particularly noteworthy.
Entering through this door, one sees four loggias on four sides of a parallelogram; in the center is a large open space where the earth brought by the knights was distributed.
I said that this earth sometimes decomposes the cadavers buried in it within twenty-four hours. Since a virtue that no longer exists counts for little, we will not go on to investigate if it ever had it, which part of Calvary it came from, and why it lost that virtue. The floor plan of this building is somewhat rhombic, the reason is not known, and it is not worth investigating.
The inner length of the whole paralellogram is 217 armlengths. The width is 72 armlengths. The perimeter is 578 armlengths. Each loggia is 18 armlengths wide. And the unplastered area that remains in the center has a length of 181 armlengths, a width of 36, and a perimeter of 434 armlengths.
The four loggias are supported by sixty-two round arches of Gothic architecture. Twenty-six of them are on the main sides and five are on the minor sides of the paralellogram.
Sixty-six large columns support them, and these rest on a continuous base with the respective heads of various figures, many of which are elegant and well-crafted. The columns are connected to the arches with capitals, many of which are remains of Roman buildings.
Many ancient sarcophagi have been placed around the aforementioned pilasters, most of which have aged with time and have long been in the open, where they have suffered from weathering. Of these, there are some that deserve special attention, as we will see below. These sarcophagi are mostly made of beautiful Parian marble and some are of their own fine marble. They are covered with bas-reliefs depicting various stories and fables: monsters, sphinxes, nereids, deities. But before turning to the details, let’s finish the description of the loggias.
Six arcades serve as entrances to the unplastered surfaces in the center, and the others are divided into two rows crowned by small arches. The two outer ones rest on pillars and everything is carved in the center. It can be seen that these small arches had to be closed with glass in the ancient manner. The project was not carried out in such a way that the frescoes remained protected from the intemperances  of the air.
Let’s proceed to describe those paintings. They are done in fresco, on an intonaco of lime and fine sand. They are not examples of a perfected art, but of art in a nascent state, and pay tribute to the thirteenth century, since they were executed by the most capable masters of the time.
Let’s start in the western part by turning to the left at the aforementioned entrance. Right next to it are six large paintings, three above and three below, in which the life of St. Ranieri is painted. The upper ones are by Simone Memmi, the Sienese, and Antonio, called Veneziano, made the three lower ones. The first of the paintings depicts the young Ranieri who, after a long time, came together with a graceful woman and, through the admonitions of St. Albert, repents of his mistakes and asks God for forgiveness. This painting is acceptably preserved. The second painting depicts his departure for Palestine and his arrival at Tyre, where he has an ecstatic vision of the Mother of God. This painting is a bit more damaged than the previous one. The third painting depicts the return to the Holy Land, a temptation by a demon and how he saw Jesus Christ, Moses and Elijah on Mount Tabor.
The three lower paintings are considered the best in the building and they are still the most well-preserved, especially the first one. This one depicts St. Ranieri on the ship returning to Pisa, leaving the Holy Land and Jaffa. We can also see the miracle he performed in Messina, where he uncovered the fraud of an innkeeper, and how he finally returned to Pisa, to the table of the canons of the Cathedral. The second painting shows the death of the saint in the church of St. Vitus and his rapture in Heaven. The third painting portrays the various miracles that the saint performed as his body was buried.
The second section contains another six paintings, three above and three below. Like the previous one, they are painted by Spinello Aretino, though they are now in poor condition. Here are the subjects. One sees the story of the saints Ephesus and Potito. The first painting in the upper row shows Diocletian taking the young Ephesus into his army; then their journey through the sea to Italy; and, finally, the appearance of Christ, who forbids them to pursue him to Sardinia. The second painting contains the story of the flag of faith brought by an angel to St. Ephesus, including a battle between pagans and Christians in Sardinia. The third painting shows St. Ephesus in front of the praetor of the island, his trial, and how he is finally thrown into a fiery furnace whose flames are directed against the ministers.
The first painting in the lower row shows the translation of the body of saints Ephesus and Potito from Sardinia to Pisa. One can see the procession and the facade of the Cathedral. The second painting depicts the martyrdom of the aforementioned saints Ephesus and Potito by decapitation. The third painting belongs to the history of the same saints, but is in such bad condition that you can not make out anything.
Here, we are in the third section, where the famous Giotto painted the story of Job, long before the two previous sections were divided into six paintings. Of these, however, only the retouchings and fragments of Stefano Marucelli [?] are preserved, which he made in 1623, so it is useless to talk about them.
The rest of the paintings that cover this facade to the corner are, according to Canon Totti, by a certain Nelli di Vanni, a painter from Pisa, who followed the story of Job begun by Giotto, but the whole is so damaged that it inspires pity, and it is not useful to describe it. (68-76)

Arriving at the northern facade, we see four stories of the Creation of the World by Buonamico Buffalmacco, a painter from the beginning of the fourteenth century. In the first large painting is God who supports the universe. St. Augustine and St. Thomas are in the corners below. The second painting in the upper register shows the Creation of man, the Creation of woman and their Expulsion from Eden. The third one shows the sacrifice of Cain and Abel with the murder of the latter. The fourth painting is divided into three parts, depicting the building of Noah’s Ark, the Flood and Noah’s sacrifice after the use of the Ark. This work is decorated with squares and adorned with heads and portraits, among which is that of Buffalmacco, with a hood on his head and a rag hanging around his neck.

The paintings that decorate the other part of the facade on the left side, coming out of the chapel [of Pozzo] are by Buffalmacco. The first one shows the Crucifixion of the Savior, the second the Resurrection to life, the third the Ascension. Vasari praised these works.
Arriving at the south facade, we describe a part that begins on the left side of the door through which we entered. Now let’s talk first about the paintings and then about the cenotaphs and the other ornaments, as with  the other facades. And we begin with the order in which we see the great fresco painting, divided into several parts, in which the Triumph of Death is included. The Florentine Andrea Orcagna, who flourished in the middle of the fourteenth century, created it. The subject is taken from Petrarch, but I don’t know who is the greater painter, who appeals more to the imagination, Petrarch or Andrea Orcagna,. We also disapprove of the writings that describe the feelings of the figures depicted, because in a painting, the painting must speak and nothing else, otherwise we remember Sancho Panza, the squire of Don Quixote, who thought he had painted a rooster when he painted two blobs on the wall and wrote underneath: this is a rooster.
Here, as usual, there are many portraits of people and friends of the painter, but we cannot identify them because there are no other more interesting portraits than those of the people we love. (92-93)

So we resume the description of the paintings. The second large painting is one of the better preserved, shows the Last Judgment and is a work by the same Orcagna, who painted the aforementioned Triumph of Death close by. There is much bizarreness here, and it is worth looking at. The following painting is by Bernardo Orcagna, who is the brother of Andrea, who was summoned to Florence. The subject is the Inferno of Dante. Whether the painter or the poet was more bizarre and fantastic is not easy to decide.
This painting was restored in some spots in 1530 by the painter Solazzino, according to Vasari.
The last painting shows the story of the Anchorites and is by the Sienese painter Pietro Lorenzetti, a pupil of Giotto. Under this painting and above a marble chest is the Blessed Oliverio lying down, painted by Antonio Veneziano, says Vasari. Below this, in an ancient coffin, are the bones of Blessed John of Peace with a stone tablet in the wall in which a bad epigram alludes to this pious person.
Above the door through which we entered, inside, is the Assumption of Mary by Simone Memmi of Siena. It is well preserved and does credit to its creator, one of the most excellent painters of the fourteenth century. Here are described all the paintings and sarcophagi that are on or along the walls of this building. Let us now move on to the sarcophagi that are located along the foundation that supports the pilasters that carry the arches of the four loggias.” (94-95)

Alessandro da Morrona (1741-1821), Pisa illustrata nelle arti del disegno (1787)

In his discussion of the Camposanto in Pisa illustrata nelle arti del disegno of 1787, Alessandro da Morrona refers explicitly to other authors such as Roncioni and Tronci. He begins by describing how the Pisans fought in the Holy Land, and how Ubaldo Lanfranchi brought the holy earth back to Italy and bought a piece of land next to the Cathedral. Giovanni Pisano is described as the architect that built the Camposanto in 1278 under Federico Visconti following the ideas of Ubaldo. Morrona also refers to Vasari and writes about the power of the holy earth, that it once had the ability to decompose bodies in twenty-four hours but that it had now lost this power. /SB

Pisa_illustrata_nelle_arti_del_disegno (excerpt)

Source: Alessandro da Morrona, Pisa Illustrata Nelle Arti Del Disegno, 3 vols. (Pisa: Francesco Pieraccini, 1787-1793), 2:171-173, 179-180, 238-239.

Transcription

“L’ordine cronologico ad illustrar m’invita il celebre Campo Santo, grandioso monumento dell’opulenza della Pisana Repubblica, e dell’Architettura del sec. XIII, a cui niuno altro d’Italia s’agguaglia relativamente al fine onde i Pisani lo destinarono. L’origine del nascimento suo chiara risulta dalla istoria del Can. Roncioni, da Paolo Tronci, dall Ughelli, da altre autorevoli carte ancora. Narrano essi, che l’Arcivescovo Ubaldo de Lanfranchi, quando ad instanza di Clemente III. Nell’anno 1188 andò contro i Turchi, come capo dell’esercito pisano, unitamente alle altre due marittime Potenze, Veneziana e Genovese, fin presso Gerusalemme si condusse; e poiché tenendo stretto dentro le mura quel presidio ebbe comodo di visitare il monte calvario pietoso desìo lo mosse a far levare molta terra ed a mandarla all’armata composta o più navi. Trasferitosi poscia dove le altre Potenze erano intente all’assedio di Tolemaide, che fu circa all’anno 1191 narrasi, che dalla sorte il total comando ci ricevesse dalle medesime. Ma nel terzo giorno del suo decoroso governo (onde Pisa per tre giorni ebbe voce della Signorìa del Mondo,) nato scompiglio nel campo per la trista nuova della morte dell’Imperator Federigo, colse il tempo Saladino capo dei Saraceni, ed attaccò una fiera mischia con grave danno, e strage degli intimoriti Cristiani. Per lo che Ubaldo radunate le genti, che campate avea si ritirò all’armata, e date le vele al vento fece ritorno alla Patria con poco onore ed utile, scrisse l’Anonimo nella sua istoria pisana. Allora fu, ch’ei comprò presso al Duomo porzione di terreno; e fatta quivi collocare la trasportata terra, adattò quel sito per uso di Cimitero. Sub eodem Presule (scrisse il Volterrano) Campum Sanctum dicavere ex terra, quam Hyerosolimis adducerunt, injecta nuncupatum.

 

 

Senza errore adunque gli Autori scrissero, e direm’ noi con essi che l’idea primiera di questo Campo Santo concepita fu da Ubaldo Arcivescovo nell’anno 1200: e che posteriormente nell’anno 1278 come la seguente iscrizione insegna, fu innalzata la gran Fabbrica sì fastosamente come al presente si vede col disegno, e colla direzione di Giovanni da Pisa, essendo Arcivescovo Federigo della splendida famiglia de’ Viceconti.

L’iscrizione è in marmo incisa nello spazio dell’arcata laterale a quella ov’è il principale ingresso. Tralasciando alcune stravaganti ma chiare abbreviature, ella è così concepita,

A.D. MCCLXXVIII / TEMPORE DNI. FEDERIGI ARCHIEPI. PIS. / ET DNI. TERLATI POTESTATIS / OPERAIO ORLANDO SARDELLA: / JOHANNE MAGISTRO EDIFICANTE. […]
L’interna architettonica parte della region funebre con tali oggetti di magnificenza e di grandezza, e sì copiosamente decorata d’opere di Scultura e di Pittura si presenta, che l’animo ne concepisce dilettazione e meraviglia. […] Quattro ampie logge in forma di parallelogrammo racchiudono il gran claustro scoperto, ove in tre campi divisa fu posta la mentovata terra santa, la quale al dir del Vasecio riduceva i cadaveri in polvere nel solo spazio di 24 ore, attività già da gran tempo perduta. […]

Fu osservato dal Vasari un romito che munge una capra pel pregio della naturalezza. Altro ne additò, denominandolo S. Macario, che fattosi incontro a certi Cavalieri mostra ad essi l’umana miseria ne i tre Rè, che morti giacciano ne’sepolcri, e che distingueno i tre diversi stati del corpo di spirto privo fino alla sua total corruzione giusta i pretesi effetti della terra santa in altro luogo nominati. In essi uso l’Orcagna attitudini dicevoli, e proprie alla trista considerazione; e per far cosa analoga al primo disegno, vi effigiò varj Signori contemporanei.”

Translation

The chronological order leads me to present the famous Camposanto, the grandiose monument originating from the opulence of the Pisan Republic and the architecture of the thirteenth century, with which no other [monument] in Italy can be compared and from where the Pisans derive their destiny. The origin of its birth comes from the story of Can. Roncioni, by Paolo Tronci, by Ughelli, and also from the texts of other authors. These tell that the Archbishop Ubaldo Lanfranchi, by order of Clement III in 1188, under the leadership of the Pisans and united with the other naval powers of Venice and Genoa, went against the Turks and advanced as far as the vicinity of Jerusalem; and because he kept the troops closely within the range of the walls, he was able to visit Calvary, and his humble desire led him to remove much earth and bring it with the army in many ships. He then moved to where the other powers were planning to besiege Acre (Ptolemais), and it is reported that he received the entire command from them. But on the third day of his worthy reign (for three days, the Pisans had the voice of the ruler of the world), unrest arose in the camp due to the sad news of the death of Emperor Frederick, and Saladin, the leader of the Saracens, took advantage of the hour and attacked in a fierce battle, causing serious damage and a bloodbath among the frightened Christians. Thereupon Ubaldo gathered the people who were in the camp to seek refuge with the fleet and set sail with the wind for home, with little honor or benefit, as the anonymous chronicler writes in his history of Pisa. Then Ubaldo bought a piece of land near the Cathedral and there he distributed the earth he had brought with him and transformed the area to use as a cemetery. Sub eodem Presule (wrote Volteranno) Campum Sanctum dicavere ex terra, quam Hyerosolimis adducerunt, injecta nuncupatum.

Without error the authors wrote, and with them I say, the original idea of the Camposanto was conceived by Archbishop Ubaldo in 1200: and that later, in 1278, as the following inscription shows, the great building was erected, already as magnificent then as it is today, by the design and under the direction of Giovanni of Pisa during the time of Archbishop Federico of the splendid Visconti family.

 

The inscription is in a side-arch, where the main entrance is also located. Apart from a few strange but clear abbreviations, it says the following:

A.D. MCCLXXVIII / TEMPORE DNI. FEDERIGI ARCHIEPI. PIS. / ET DNI. TERLATI POTESTATIS / OPERAIO ORLANDO SARDELLA: / JOHANNE MAGISTRO EDIFICANTE. […]

The internal structure consists of a part for the tombs with magnificent and grandiose objects and is richly decorated with sculptures and paintings, so that the soul feels joy and is amazed. Four large loggias enclose the large, uncovered cloister, divided into three fields, where the holy earth was placed, which, according to Vasecio, had the property of turning bodies into dust in just twenty-four hours. It lost this ability, however, long ago. […]

Vasari observed how a hermit milked a goat to lend a sense of naturalness. Another, whom he calls St. Macarius, shows some horsemen human misery in the form of three kings lying dead in tombs, in three different states of the body separated from the spirit until complete decomposition, and the alleged effects of the holy earth mentioned elsewhere. In this, Orcagna uses appropriate and meaningful attitudes for this sad reflection; and to make it analogous to the first drawing, he portrays various contemporary lords.

Gioacchino Cambiagi (1747-1822), Il forestiero erudito (1773)

Gioacchino Cambiagi writes about the Camposanto in his Il forestiero erudito from 1773. He discusses the architecture and the history of the building as well as the paintings, although not in much detail. He does mention important dates and names that were part of the early stages of construction, and he also relates how it was finished under the archbishop Filipo de’Medici in 1464. Several artists are named, such as Spinello Aretino, Giotto and Buonamico Buffalmacco, and Gioacchino also describes the various figures painted in the Triumph of Death. He writes that the earth had had the power to corrode the bodies in twenty-four hours, but also that it had lost some of its potency, now taking fifty hours. / SB

Cambiagi (excerpt)

Source: Gioacchino Cambiagi, Il Forestiero Erudito O Sieno Compendiose Notizie Spettanti Alla Città Di Pisa (Pisa: Pompeo Polloni e Figli, 1773)

Transcription

“Questo superbo Edifizio riconobbe il suo principio nel 1200. reggendo la Chiesa Pisana Ubaldo Lanfranchi. Nel 1277. essendo stata affidata tal Fabbrica all’Architetto, e Scultore Giovanni Pisano fu proseguita con celerità; ma non fu ridotta al termine che si vede fino al 1464 sotto l’Arcivescovo Filippo dei Medici.
Entrando nella Porta, e voltando a mano sinistra trovasi nella parte dipinta a fresco in più Quadri la vita di San Ranieri di mano di Simone Memmi Senese, e di Antonio Veneziano. Spinello Aretino fu quei che dipinse quelle Istorie dei Martiri, e Confessori, che dal tempo sono state offese. E Giotto primo Scolare di Cimabue fu quei che dipinse il lebbroso Giob lasciato in abbandono da tutti.” (75-76)

Quindi dirigendosi per l’altra Navata vedesi dipinto il Sistema del Mondo con tutti i segni Celesti; e dipoi la distinzione degli Animali, e Adamo; e la formazione di Eva, ec. tutto prodotto dai pennelli di Buonamico Buffallmacco. Tutte le altre Storie cominciando dalla Fabbrica dell’Arca di Noè fino alla Regina Saba sono di Benozzo Gozzoli, che le termonò nel 1486.” (78-79).

Del Buffalmacco, e di Antonio Vita Pistojese sono le antiche Pitture della Crocifissione, Resurrezione e Ascensione del Signore. […]

Rientrando nella Navata che ci riconduce alla Porta viene espressa la corruzione del Corpo Umano in tre Cadaveri, uno cominciato a consumarsi, l’altro quasi spolpato, e l’altro ridotto in aride ossa (nota: È qui da notarsi come l’Arcivescovo Lanfranchi fece qui da Gerusalemme nel 1200 trasportare certa prodigiosa terra, che per molto tempo ha avuta l’attività di ridurre i Cadaveri in ossa nel corso di sole ore ventiquattro, ma adesso ci vogliono circa a cinquanta. Alcuni però sono d’opinione che possa derivare dalla calcina messavi in gran copia.) In quelli che si vedono a Cavallo, il Pittore Andrea Orcagna Fiorentino volle rappresentare varj Signori che hanno visitato questo Campo Santo, cioè l’Imperador Federigo I detto Barbarossa, l’Imperador Lodovico di Baviera, che per non sentire il fetore si chiude il naso, Castruccio Interminelli (nota: Detto per sopranome Castracani) Lucchese coll’Astore in mano, e Ugoccione Tarlati della Faggiola nel Casentino. […] Parimente è del medesimo Orcagna il Giudizio universale, ove si vedono li Angeli dividere li eletti dai reprobi; ove mirasi tra i primi un Pontefice in cui volle il Pittore esprimere Innovenzio IV. L’Inferno rappresentato giusta la descrizione di Dante è di Benedetto Orcagna Fratello del sopradetto Andrea. Quindi si vede il Deposito del Beato Giovanni della Pace Pisano. Finalmente si vedono li Anacoreti dipinti da Pietro Laurenti Senese. Sopra la Porta dipinse quella Assunzione die Maria Simone Memmi.
Son stituati all’intorno di questa Fabbrica, che è lunga 210 braccia, e larga 72 molti antichissimi Depositi ornati di bassi rilievi che per la loro antichità sono assai commendabili.” (81-85)

Translation

This magnificent building has its origins in 1200, when the Pisan church was under Ubaldo Lanfranchi. After this work was entrusted to the sculptor and architect Giovanni Pisano in 1277, it was carried out with great speed; however, it was completed only under Archbishop Filipo de’Medici in 1464.
When you enter through the door, on the left, painted in fresco, are many scenes of the life of St. Ranieri by the hand of Simone Memmi Senese and Antonio Veneziano. Spinello Aretino was the one who painted the stories of the martyrs and the confessors, which have been damaged by time. And Giotto, the first disciple of Cimabue, was the one who painted the leprous Job who was abandoned by all. (75-76)

Going down the other aisle, one sees the Cosmos painted with all the celestial signs; and after that the Naming of the Animals, Adam and the Creation of Eve, all painted by the brush of Buonamico Buffalmacco. All the other stories, starting with the building of Noah’s Ark and ending with the Queen of Sheba, are by Benozzo Gozzoli who finished them in 1486. (78-79)

The ancient paintings of the Crucifixion, the Resurrection and the Ascension of the Lord are by Buffalmacco and by Antonio Vita from Pistoia […]
Returning to the corridor that leads us back to the entrance, we see the decay of the human body as expressed in the three cadavers, one has begun to decompose, another has been almost stripped [of its flesh], and a third has been reduced to bone (Note: At this point, it should be noted that Archbishop Lanfranchi brought miraculous earth from Jerusalem in 1200, and this for a long time had the ability to decompose cadavers in only twenty-four hours, but now it takes about fifty hours. However, some believe that this comes from the high lime content of the earth).
With those you can see on horseback, the Florentine painter Andrea Orcagna wanted to depict different rulers who visited the Camposanto. These are the ruler Frederick I, called Barbarossa, the ruler Louis of Bavaria, who, in order not to smell the stench, covers his nose, Castruccio Interminelli from Lucca (note: who goes by the nickname Castracani) with a hawk in his hand, and Ugoccione Tarlati from Faggiola in Casentino. […] Likewise, the Last Judgment was painted by Orcagna himself, where it can be seen how the angels separate  the chosen from the damned; among them is a Pope, whom the painter showed as Innocent IV. Hell, represented according to the description of Dante, is by Benedetto Orcagna, the brother of Andrea who was described above. Then one sees the tomb of Blessed John of Peace from Pisa. Finally, one sees the Anchorites, painted by Pietro Laurenti from Siena. Above the door, Simone Martini painted the Assumption of Mary. All around this building, which is 210 armlengths long and 72 wide, there are many ancient tombs decorated with bas-reliefs that are admirable for their antiquity. (81-85)

Antonio Felice Mattei (1726-1794), Ecclesiae pisanae historia (1768)

In the Ecclesiae pisanae historia from 1768, Antonio Felice Mattei describes the history of the Pisan church and he writes about the important figures that were part of the church in Pisa. In his chapter on Ubaldo Lanfranchi, he briefly mentions the founding of the Camposanto in the year 1200, and that it was Ubaldo who brought earth from the Holy Land to Pisa. He does not mention the Camposanto in his chapter on Frederico Visconti. / SB

Mattei_Ecclesiae_Pisanae_Historia (excerpt)

Source: Antonio Felice Mattei, Ecclesiae Pisanae Historia, 2 vols. (Lucca: Leonardo Venturini, 1768-1772), 1:244.

XXXV. Ubaldius Lanfranchius

“Non dubito quin Ubaldus multa fecerit pro Ecclesia et populo sibi commisso, sed eorum memoriam abolevit vetustas. […] Anno verò sequenti [=1200] construere coepisse Campum religiosum, ac sanctum vel usque ex Hierosolymis terra Pisas transportata, de quo alio in loco agam diligentius.”

I do not doubt that Ubaldo did much for the Church and the people committed  to her ,but age has made the memory fade. […] In the following year [=1200], he actually began the construction of the Camposanto and piously even brought earth to Pisa from Jerusalem, of which I have dealt with at length elsewhere.

Pandolfo Titi (1696-1765), Guida per il passeggiere dilettante di pittura, scultura, architettura nella Città di Pisa (1751)

Pandolfo Titi’s Guida per il passeggiere dilettante di pittura, scultura, architettura nella Città di Pisa, from 1751, is considered to be the first guide (in the eighteenth-century sense of the word) to Pisa. From 1726, Titi was a member of the order of St. Stephen. His aim seems to be to provide a guide for the dilettante traveler. Titi describes the architecture of the Camposanto and the legend of the holy earth, writing that it had lost some of its power to corrode bodies. He mentions several painters and also discusses certain paintings such as the story of Job or the Triumph of Death. His writing uncritically relies on Vasari and Baldinucci. / SB

Titi, excerpt_Guida_per_il_passeggiere_dilettante_di_p

Source: Pandolfo Titi, Guida Per Il Passeggiere Dilettante Di Pitura, Scultura, Architettura Nella Città Di Pisa (Lucca: Filippo Maria Benedini, 1751), 65-68, 77, 78-79, 81-82.

“Forse non sarà venuto mai in pensiero a Popolo alcuno nell’Italia, né in tutta l’Europa, di fare una così sontuosa, e magnifica Fabbrica per riporre, e conservare le rispettabili ossa de’ Fedeli Cristiani, come ebbero nell’idea di fare quei popoli di questa antichissima Città di Pisa nell’anno 1278. di nostra salute, nel qual tempo dettero principio a questa bellissima Fabbrica, stata fatta per tale effetto tutta adornata di finissimi marmi, quale considerandola nella sua magnificenza, e grandezza, facilmente si verrà in cognizione della grandissima spesa fatta per perfezionarla; Il disegno, che come si vede fatto sul gusto di quei tempi alla Gottica, fu di Giovanni Pisano, siccome sono di sua mano molte Urne, e Sepolcri, che si vedono in questo recinto, de i quali si è perduta la memoria a chi appartenessero. Principiata dunque con sì nobil pensiero questa illustre Fabbrica, fu poi corredata da una miracolosa terra, che dall’Arcivescovo Ubaldo della nobilissima Famiglia de’ Lanfranchi fu fatta portare dalle parti di Oriente, o come altri vogliono da Gerusalemme, o da quei luoghi circonvicini, quale aveva l’attività di consumare i Cadaveri, che vi venivano seppelliti, in maniera tale, che in 24 ore non vi restavano, che le pure ossa, e li riduceva semplici Scheletri; attività al presente alquanto perduta, ma mantenuta in parte; stanto, che quello, che prima faceva in 24 ore, adesso, secondo le recenti prove, che ne sono state fatte, ne viene fatto l’effetto in ore 48. E fu anche abbellita con diversi bellissimi Depositi, ed antiche Pitture, come anderemo vedendo.
Entrati dentro per la solita Porta dell’ingresso, e voltandosi sulla mano manca si trova dipinto sulla muraglia a fresco, e nella maniera antica, e de i tempi, in cui la pittura non era salita a quel buon gusto, che da’ posteriori Maestri, che sono venuti dopo di Giotto, e Cimabue, e dall’anno 1300. in quà è stata condotta. Si vede rappresentata la Vita di S. Ranieri Pisano, divisa in più Quadri dipinti, parte da Simone Memmio Sanese, e parte da Antonio detto il Veneziano, quali hanno il suo pregio per l’antichità. Le Storie di più Martiri, e Confessori, che dall’ingiurie de’ tempi sono state guaste, e rovinate, non si conoscono quasi più, ed erano di Spinello Aretino.
La Storia del Leproso Giobbe abbandonato da tutti per la sua incurabile infermità, che si vede starsene sotto ad una Capannella, dove viene visitato da’ suoi più cari Amici è un’opera del famoso Giotto, in qui tempi unico in quest’arte, e primo Scolare del famoso Cimabue, quello, che da alcuni Greci, e cattivi Pittori, fatti venire da’ Fiorentini per dipingere nella Chiesa di S. Giovanni di Firenze, ebbe i primi principj dell’Arte della Pittura, co’ quali mediante il suo ingegno, e capacità, arrivò a megliorare quest’arte di maniera tale, che con i lumi lasciati da lui sono arrivati tanti bravissimi Maestri a quella perfezione, nella quale vediamo le loro opere; […]
L’antiche Pitture, che rappresentano la Crocifissione, Resurrezione, ed Ascensione del Signore Salvatore Nostro, sono opere del suddetto Buffalmacco, e di Antonio Vita da Pistoja, osservabili più per la loro antichità che per altro. […]

Nel canto per rivoltare, e ritornare nella prima Navata, di dove entrammo, vi è rappresentata la Morte dell’Uomo, ed il Giudizio Universale, dove si vedono tre Cadaveri dentro tre Casse, uno cominciato a consumarsi, l’altro mezzo spolpato, ed il terzo ridotto in sole aride ossa; quali rappresentano l’effetto, che fa la terra di questo Ghiostro, come si disse; con alcuni signori a Cavalli, quali stanno osservando li detti Cadaveri, e la virtù di questa terra, quando restano sepolti in essa; e fra questi si dice esservi li Ritratti dell’Imperator Federigo Primo, detto Barbarossa; di Lodovico il Bavaro Imperatore, quale figura di chiudersi il naso per non sentire il fetor de’Cadaveri, e quello di Castruccio Castracani degl’Interminelli Lucchese, che è quello, che tiene in mano un’Astore; e quello di Uguccione de’ Conti Tarlati dalla Faggiuolo nel Casentino, fatti per bizzarrìa di Andrea Ogagna Pittore Fiorentino, quale volle forse significare con questa sua bizzarra invenzione, che tutti questi Signori in più tempi sono stati a vedere, e visitar questo luogo. […]
Il Giudizio Universale, che quivi viene rappresentato cogli Angeli, che dividono gli Eletti da’ Condannati, dove fra li Beati si vede un Pontefice, che per quello ne dice la Traditione, vien creduto il Ritratto d’Innocenzo Quarto, è opera di Andrea Orcagna Fiorentino.
L’Inferno dipinto secondo la descrizione, che ne fa il famoso Dante è opera di Bernardo Orgagna, forse Fratello del suddetto Andrea, e qui poco distante si vede il Deposito del miracoloso, e Beato Gio: della Pace Pisano.
Gli Anacoreti, che sono dipinti per compimento di questa gran Fabbrica, che ha di lunghezza braccia 210, della nostra misura Fiorentina, e di larghezza braccia 72, sono gli ultimi, che si trovano per ritornare alla porta, dalla quale entrammo, e furono dipinte da Pietro Laureati Senese, Pittore anche questo de’ Secoli, in cui l’arte della Pittura non era anche arrivata alla perfezione.
L’Assunta, che è sopra la porta suddetta di dove entrammo, fu dipinta da Simone Memmio.”

Perhaps it has never occurred to anyone, either in Italy or in the whole of Europe, to erect such a magnificent and splendid work for the safekeeping and preservation of the honorable bones of faithful Christians as it did to the people of this ancient city of Pisa in 1278. This beautiful work began at that time for our well-being, and for this purpose it was adorned with the best marble, and when one contemplates its splendor and grandeur, one easily becomes aware of the great effort that was spent in its perfection. The design, made according to the Gothic taste common in that period, was made by Giovanni Pisano, because many urns and tombs inside this area come from his hand, but the memory of who they belonged to has been lost. This illustrious work was made with such magnificent thought that it was provided with miraculous earth brought by Archbishop Ubaldo from the noble family of Lanfranchi from the region of the Orient, or as others think, from Jerusalem or from surrounding places. This [earth] has the ability to decompose the bodies buried there to bones within twenty-four hours and reduce them to bare skeletons; this power has been somewhat lost today but in part it is still preserved; what it [the earth] used to do in twenty-four hours, it now does in fourty-eight hours. Further, the work has been embellished with various beautiful backgrounds and also with old paintings, as we will see. Entering the interior through the only door of the entrance, one sees a painting executed with a defective hand on the wall in fresco technique, according to the old style, in the time when painting had not yet risen to the good taste, and to the level that the subsequent masters, who came after Giotto and Cimabue, and the year 1300, brought it. It shows a representation of the life of St. Ranieri of Pisa, divided into four painted areas, part of which is by Simone Memmi Sanese and part by Antonio, called Veneziano, and has value through its antiquity. The stories of other martyrs and confessors, corrupted and ruined by the ravages of time, came from Spinello Aretino.

 

The story of the leprous Job, abandoned by all because of his incurable disease, who is seen standing under a bell as he is visited by his dearest friends, is a work by the famous Giotto, who was unique in his art at that time and came from the school of the famous Cimabue, who, like other Greeks and bad painters, was brought to the church of San Giovanni in Florence and learned the first principles of the art of painting and improved painting by his genius and ability. With the lights left by him, many excellent masters reached their perfection, from whom we know the works […]

The ancient paintings depicting the Crucifixion, the Resurrection, the Assumption of Our Lord Savior, are works of the aforementioned Buffalmacco and Antonio Vite from Pistoia, which deserve attention especially for their antiquity. […]

To turn the corner and return to the first nave where we entered, the death of men and the Last Judgment is represented and we see three corpses in three boxes, one of which has begun to decompose, another is half decomposed, and a third consists only of scrawny bones; they show the effect that the earth has in this cloister. One also sees gentlemen with horses observing the aforementioned carcasses and the power of the earth when they remain buried in it. Among these, it is said, are the portraits of the ruler Frederick I, called Barbarossa, and Louis of Bavaria, who closes his nose in order not to smell the stench of the cadavers, and that of Castrucco Castracani from the Interminelli family of Lucca, who holds a hawk in his hand. Further, there is the portrait of Ugguccione, of the counts of Tarlati, from Faggiuolo in Casentino, painted in a bizarre way by the Florentine painter Andrea Ogagna, who wanted to show with his bizarre invention that all these gentlemen have at various times been to see and visit this place. […]
The Last Judgment painted there with angels separating the chosen from the damned, where among the saints you can see a Pope, which is by tradition said to be a portrait of Innocent IV, painted by the Florentine Andrea Orcagna.

Hell, according to the description of the famous Dante, is painted by Bernardino Orgagna, perhaps the brother of the aforementioned Andrea, and not far from here one can see the remains of the miraculous and blessed Giovanni della Pace of Pisa.
The Anchorites, painted to complete this great work, which has the length of 210 cubits and the width of 72 cubits according to our Florentine measurement, is the last work, if we return to the door through which we entered. It was painted by Pietro Laureati from Siena, a painter who comes from the century in which art had not yet reached its perfection.
The Assumption of Mary, which is above the aforementioned door through which we entered, was painted by Simone Memmi.

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