Written Camposanto

The Pisan Cemetery through the Eyes of Chroniclers, Artists and Travelers

Alessandro da Morrona (1741-1821), Pisa illustrata nelle arti del disegno (1787)

In his discussion of the Camposanto in Pisa illustrata nelle arti del disegno of 1787, Alessandro da Morrona refers explicitly to other authors such as Roncioni and Tronci. He begins by describing how the Pisans fought in the Holy Land, and how Ubaldo Lanfranchi brought the holy earth back to Italy and bought a piece of land next to the Cathedral. Giovanni Pisano is described as the architect that built the Camposanto in 1278 under Federico Visconti following the ideas of Ubaldo. Morrona also refers to Vasari and writes about the power of the holy earth, that it once had the ability to decompose bodies in twenty-four hours but that it had now lost this power. /SB

Pisa_illustrata_nelle_arti_del_disegno (excerpt)

Source: Alessandro da Morrona, Pisa Illustrata Nelle Arti Del Disegno, 3 vols. (Pisa: Francesco Pieraccini, 1787-1793), 2:171-173, 179-180, 238-239.

Transcription

“L’ordine cronologico ad illustrar m’invita il celebre Campo Santo, grandioso monumento dell’opulenza della Pisana Repubblica, e dell’Architettura del sec. XIII, a cui niuno altro d’Italia s’agguaglia relativamente al fine onde i Pisani lo destinarono. L’origine del nascimento suo chiara risulta dalla istoria del Can. Roncioni, da Paolo Tronci, dall Ughelli, da altre autorevoli carte ancora. Narrano essi, che l’Arcivescovo Ubaldo de Lanfranchi, quando ad instanza di Clemente III. Nell’anno 1188 andò contro i Turchi, come capo dell’esercito pisano, unitamente alle altre due marittime Potenze, Veneziana e Genovese, fin presso Gerusalemme si condusse; e poiché tenendo stretto dentro le mura quel presidio ebbe comodo di visitare il monte calvario pietoso desìo lo mosse a far levare molta terra ed a mandarla all’armata composta o più navi. Trasferitosi poscia dove le altre Potenze erano intente all’assedio di Tolemaide, che fu circa all’anno 1191 narrasi, che dalla sorte il total comando ci ricevesse dalle medesime. Ma nel terzo giorno del suo decoroso governo (onde Pisa per tre giorni ebbe voce della Signorìa del Mondo,) nato scompiglio nel campo per la trista nuova della morte dell’Imperator Federigo, colse il tempo Saladino capo dei Saraceni, ed attaccò una fiera mischia con grave danno, e strage degli intimoriti Cristiani. Per lo che Ubaldo radunate le genti, che campate avea si ritirò all’armata, e date le vele al vento fece ritorno alla Patria con poco onore ed utile, scrisse l’Anonimo nella sua istoria pisana. Allora fu, ch’ei comprò presso al Duomo porzione di terreno; e fatta quivi collocare la trasportata terra, adattò quel sito per uso di Cimitero. Sub eodem Presule (scrisse il Volterrano) Campum Sanctum dicavere ex terra, quam Hyerosolimis adducerunt, injecta nuncupatum.

 

 

Senza errore adunque gli Autori scrissero, e direm’ noi con essi che l’idea primiera di questo Campo Santo concepita fu da Ubaldo Arcivescovo nell’anno 1200: e che posteriormente nell’anno 1278 come la seguente iscrizione insegna, fu innalzata la gran Fabbrica sì fastosamente come al presente si vede col disegno, e colla direzione di Giovanni da Pisa, essendo Arcivescovo Federigo della splendida famiglia de’ Viceconti.

L’iscrizione è in marmo incisa nello spazio dell’arcata laterale a quella ov’è il principale ingresso. Tralasciando alcune stravaganti ma chiare abbreviature, ella è così concepita,

A.D. MCCLXXVIII / TEMPORE DNI. FEDERIGI ARCHIEPI. PIS. / ET DNI. TERLATI POTESTATIS / OPERAIO ORLANDO SARDELLA: / JOHANNE MAGISTRO EDIFICANTE. […]
L’interna architettonica parte della region funebre con tali oggetti di magnificenza e di grandezza, e sì copiosamente decorata d’opere di Scultura e di Pittura si presenta, che l’animo ne concepisce dilettazione e meraviglia. […] Quattro ampie logge in forma di parallelogrammo racchiudono il gran claustro scoperto, ove in tre campi divisa fu posta la mentovata terra santa, la quale al dir del Vasecio riduceva i cadaveri in polvere nel solo spazio di 24 ore, attività già da gran tempo perduta. […]

Fu osservato dal Vasari un romito che munge una capra pel pregio della naturalezza. Altro ne additò, denominandolo S. Macario, che fattosi incontro a certi Cavalieri mostra ad essi l’umana miseria ne i tre Rè, che morti giacciano ne’sepolcri, e che distingueno i tre diversi stati del corpo di spirto privo fino alla sua total corruzione giusta i pretesi effetti della terra santa in altro luogo nominati. In essi uso l’Orcagna attitudini dicevoli, e proprie alla trista considerazione; e per far cosa analoga al primo disegno, vi effigiò varj Signori contemporanei.”

Translation

The chronological order leads me to present the famous Camposanto, the grandiose monument originating from the opulence of the Pisan Republic and the architecture of the thirteenth century, with which no other [monument] in Italy can be compared and from where the Pisans derive their destiny. The origin of its birth comes from the story of Can. Roncioni, by Paolo Tronci, by Ughelli, and also from the texts of other authors. These tell that the Archbishop Ubaldo Lanfranchi, by order of Clement III in 1188, under the leadership of the Pisans and united with the other naval powers of Venice and Genoa, went against the Turks and advanced as far as the vicinity of Jerusalem; and because he kept the troops closely within the range of the walls, he was able to visit Calvary, and his humble desire led him to remove much earth and bring it with the army in many ships. He then moved to where the other powers were planning to besiege Acre (Ptolemais), and it is reported that he received the entire command from them. But on the third day of his worthy reign (for three days, the Pisans had the voice of the ruler of the world), unrest arose in the camp due to the sad news of the death of Emperor Frederick, and Saladin, the leader of the Saracens, took advantage of the hour and attacked in a fierce battle, causing serious damage and a bloodbath among the frightened Christians. Thereupon Ubaldo gathered the people who were in the camp to seek refuge with the fleet and set sail with the wind for home, with little honor or benefit, as the anonymous chronicler writes in his history of Pisa. Then Ubaldo bought a piece of land near the Cathedral and there he distributed the earth he had brought with him and transformed the area to use as a cemetery. Sub eodem Presule (wrote Volteranno) Campum Sanctum dicavere ex terra, quam Hyerosolimis adducerunt, injecta nuncupatum.

Without error the authors wrote, and with them I say, the original idea of the Camposanto was conceived by Archbishop Ubaldo in 1200: and that later, in 1278, as the following inscription shows, the great building was erected, already as magnificent then as it is today, by the design and under the direction of Giovanni of Pisa during the time of Archbishop Federico of the splendid Visconti family.

 

The inscription is in a side-arch, where the main entrance is also located. Apart from a few strange but clear abbreviations, it says the following:

A.D. MCCLXXVIII / TEMPORE DNI. FEDERIGI ARCHIEPI. PIS. / ET DNI. TERLATI POTESTATIS / OPERAIO ORLANDO SARDELLA: / JOHANNE MAGISTRO EDIFICANTE. […]

The internal structure consists of a part for the tombs with magnificent and grandiose objects and is richly decorated with sculptures and paintings, so that the soul feels joy and is amazed. Four large loggias enclose the large, uncovered cloister, divided into three fields, where the holy earth was placed, which, according to Vasecio, had the property of turning bodies into dust in just twenty-four hours. It lost this ability, however, long ago. […]

Vasari observed how a hermit milked a goat to lend a sense of naturalness. Another, whom he calls St. Macarius, shows some horsemen human misery in the form of three kings lying dead in tombs, in three different states of the body separated from the spirit until complete decomposition, and the alleged effects of the holy earth mentioned elsewhere. In this, Orcagna uses appropriate and meaningful attitudes for this sad reflection; and to make it analogous to the first drawing, he portrays various contemporary lords.

Gioacchino Cambiagi (1747-1822), Il forestiero erudito (1773)

Gioacchino Cambiagi writes about the Camposanto in his Il forestiero erudito from 1773. He discusses the architecture and the history of the building as well as the paintings, although not in much detail. He does mention important dates and names that were part of the early stages of construction, and he also relates how it was finished under the archbishop Filipo de’Medici in 1464. Several artists are named, such as Spinello Aretino, Giotto and Buonamico Buffalmacco, and Gioacchino also describes the various figures painted in the Triumph of Death. He writes that the earth had had the power to corrode the bodies in twenty-four hours, but also that it had lost some of its potency, now taking fifty hours. / SB

Cambiagi (excerpt)

Source: Gioacchino Cambiagi, Il Forestiero Erudito O Sieno Compendiose Notizie Spettanti Alla Città Di Pisa (Pisa: Pompeo Polloni e Figli, 1773)

Transcription

“Questo superbo Edifizio riconobbe il suo principio nel 1200. reggendo la Chiesa Pisana Ubaldo Lanfranchi. Nel 1277. essendo stata affidata tal Fabbrica all’Architetto, e Scultore Giovanni Pisano fu proseguita con celerità; ma non fu ridotta al termine che si vede fino al 1464 sotto l’Arcivescovo Filippo dei Medici.
Entrando nella Porta, e voltando a mano sinistra trovasi nella parte dipinta a fresco in più Quadri la vita di San Ranieri di mano di Simone Memmi Senese, e di Antonio Veneziano. Spinello Aretino fu quei che dipinse quelle Istorie dei Martiri, e Confessori, che dal tempo sono state offese. E Giotto primo Scolare di Cimabue fu quei che dipinse il lebbroso Giob lasciato in abbandono da tutti.” (75-76)

Quindi dirigendosi per l’altra Navata vedesi dipinto il Sistema del Mondo con tutti i segni Celesti; e dipoi la distinzione degli Animali, e Adamo; e la formazione di Eva, ec. tutto prodotto dai pennelli di Buonamico Buffallmacco. Tutte le altre Storie cominciando dalla Fabbrica dell’Arca di Noè fino alla Regina Saba sono di Benozzo Gozzoli, che le termonò nel 1486.” (78-79).

Del Buffalmacco, e di Antonio Vita Pistojese sono le antiche Pitture della Crocifissione, Resurrezione e Ascensione del Signore. […]

Rientrando nella Navata che ci riconduce alla Porta viene espressa la corruzione del Corpo Umano in tre Cadaveri, uno cominciato a consumarsi, l’altro quasi spolpato, e l’altro ridotto in aride ossa (nota: È qui da notarsi come l’Arcivescovo Lanfranchi fece qui da Gerusalemme nel 1200 trasportare certa prodigiosa terra, che per molto tempo ha avuta l’attività di ridurre i Cadaveri in ossa nel corso di sole ore ventiquattro, ma adesso ci vogliono circa a cinquanta. Alcuni però sono d’opinione che possa derivare dalla calcina messavi in gran copia.) In quelli che si vedono a Cavallo, il Pittore Andrea Orcagna Fiorentino volle rappresentare varj Signori che hanno visitato questo Campo Santo, cioè l’Imperador Federigo I detto Barbarossa, l’Imperador Lodovico di Baviera, che per non sentire il fetore si chiude il naso, Castruccio Interminelli (nota: Detto per sopranome Castracani) Lucchese coll’Astore in mano, e Ugoccione Tarlati della Faggiola nel Casentino. […] Parimente è del medesimo Orcagna il Giudizio universale, ove si vedono li Angeli dividere li eletti dai reprobi; ove mirasi tra i primi un Pontefice in cui volle il Pittore esprimere Innovenzio IV. L’Inferno rappresentato giusta la descrizione di Dante è di Benedetto Orcagna Fratello del sopradetto Andrea. Quindi si vede il Deposito del Beato Giovanni della Pace Pisano. Finalmente si vedono li Anacoreti dipinti da Pietro Laurenti Senese. Sopra la Porta dipinse quella Assunzione die Maria Simone Memmi.
Son stituati all’intorno di questa Fabbrica, che è lunga 210 braccia, e larga 72 molti antichissimi Depositi ornati di bassi rilievi che per la loro antichità sono assai commendabili.” (81-85)

Translation

This magnificent building has its origins in 1200, when the Pisan church was under Ubaldo Lanfranchi. After this work was entrusted to the sculptor and architect Giovanni Pisano in 1277, it was carried out with great speed; however, it was completed only under Archbishop Filipo de’Medici in 1464.
When you enter through the door, on the left, painted in fresco, are many scenes of the life of St. Ranieri by the hand of Simone Memmi Senese and Antonio Veneziano. Spinello Aretino was the one who painted the stories of the martyrs and the confessors, which have been damaged by time. And Giotto, the first disciple of Cimabue, was the one who painted the leprous Job who was abandoned by all. (75-76)

Going down the other aisle, one sees the Cosmos painted with all the celestial signs; and after that the Naming of the Animals, Adam and the Creation of Eve, all painted by the brush of Buonamico Buffalmacco. All the other stories, starting with the building of Noah’s Ark and ending with the Queen of Sheba, are by Benozzo Gozzoli who finished them in 1486. (78-79)

The ancient paintings of the Crucifixion, the Resurrection and the Ascension of the Lord are by Buffalmacco and by Antonio Vita from Pistoia […]
Returning to the corridor that leads us back to the entrance, we see the decay of the human body as expressed in the three cadavers, one has begun to decompose, another has been almost stripped [of its flesh], and a third has been reduced to bone (Note: At this point, it should be noted that Archbishop Lanfranchi brought miraculous earth from Jerusalem in 1200, and this for a long time had the ability to decompose cadavers in only twenty-four hours, but now it takes about fifty hours. However, some believe that this comes from the high lime content of the earth).
With those you can see on horseback, the Florentine painter Andrea Orcagna wanted to depict different rulers who visited the Camposanto. These are the ruler Frederick I, called Barbarossa, the ruler Louis of Bavaria, who, in order not to smell the stench, covers his nose, Castruccio Interminelli from Lucca (note: who goes by the nickname Castracani) with a hawk in his hand, and Ugoccione Tarlati from Faggiola in Casentino. […] Likewise, the Last Judgment was painted by Orcagna himself, where it can be seen how the angels separate  the chosen from the damned; among them is a Pope, whom the painter showed as Innocent IV. Hell, represented according to the description of Dante, is by Benedetto Orcagna, the brother of Andrea who was described above. Then one sees the tomb of Blessed John of Peace from Pisa. Finally, one sees the Anchorites, painted by Pietro Laurenti from Siena. Above the door, Simone Martini painted the Assumption of Mary. All around this building, which is 210 armlengths long and 72 wide, there are many ancient tombs decorated with bas-reliefs that are admirable for their antiquity. (81-85)

Antonio Felice Mattei (1726-1794), Ecclesiae pisanae historia (1768)

In the Ecclesiae pisanae historia from 1768, Antonio Felice Mattei describes the history of the Pisan church and he writes about the important figures that were part of the church in Pisa. In his chapter on Ubaldo Lanfranchi, he briefly mentions the founding of the Camposanto in the year 1200, and that it was Ubaldo who brought earth from the Holy Land to Pisa. He does not mention the Camposanto in his chapter on Frederico Visconti. / SB

Mattei_Ecclesiae_Pisanae_Historia (excerpt)

Source: Antonio Felice Mattei, Ecclesiae Pisanae Historia, 2 vols. (Lucca: Leonardo Venturini, 1768-1772), 1:244.

XXXV. Ubaldius Lanfranchius

“Non dubito quin Ubaldus multa fecerit pro Ecclesia et populo sibi commisso, sed eorum memoriam abolevit vetustas. […] Anno verò sequenti [=1200] construere coepisse Campum religiosum, ac sanctum vel usque ex Hierosolymis terra Pisas transportata, de quo alio in loco agam diligentius.”

I do not doubt that Ubaldo did much for the Church and the people committed  to her ,but age has made the memory fade. […] In the following year [=1200], he actually began the construction of the Camposanto and piously even brought earth to Pisa from Jerusalem, of which I have dealt with at length elsewhere.

Pandolfo Titi (1696-1765), Guida per il passeggiere dilettante di pittura, scultura, architettura nella Città di Pisa (1751)

Pandolfo Titi’s Guida per il passeggiere dilettante di pittura, scultura, architettura nella Città di Pisa, from 1751, is considered to be the first guide (in the eighteenth-century sense of the word) to Pisa. From 1726, Titi was a member of the order of St. Stephen. His aim seems to be to provide a guide for the dilettante traveler. Titi describes the architecture of the Camposanto and the legend of the holy earth, writing that it had lost some of its power to corrode bodies. He mentions several painters and also discusses certain paintings such as the story of Job or the Triumph of Death. His writing uncritically relies on Vasari and Baldinucci. / SB

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Source: Pandolfo Titi, Guida Per Il Passeggiere Dilettante Di Pitura, Scultura, Architettura Nella Città Di Pisa (Lucca: Filippo Maria Benedini, 1751), 65-68, 77, 78-79, 81-82.

“Forse non sarà venuto mai in pensiero a Popolo alcuno nell’Italia, né in tutta l’Europa, di fare una così sontuosa, e magnifica Fabbrica per riporre, e conservare le rispettabili ossa de’ Fedeli Cristiani, come ebbero nell’idea di fare quei popoli di questa antichissima Città di Pisa nell’anno 1278. di nostra salute, nel qual tempo dettero principio a questa bellissima Fabbrica, stata fatta per tale effetto tutta adornata di finissimi marmi, quale considerandola nella sua magnificenza, e grandezza, facilmente si verrà in cognizione della grandissima spesa fatta per perfezionarla; Il disegno, che come si vede fatto sul gusto di quei tempi alla Gottica, fu di Giovanni Pisano, siccome sono di sua mano molte Urne, e Sepolcri, che si vedono in questo recinto, de i quali si è perduta la memoria a chi appartenessero. Principiata dunque con sì nobil pensiero questa illustre Fabbrica, fu poi corredata da una miracolosa terra, che dall’Arcivescovo Ubaldo della nobilissima Famiglia de’ Lanfranchi fu fatta portare dalle parti di Oriente, o come altri vogliono da Gerusalemme, o da quei luoghi circonvicini, quale aveva l’attività di consumare i Cadaveri, che vi venivano seppelliti, in maniera tale, che in 24 ore non vi restavano, che le pure ossa, e li riduceva semplici Scheletri; attività al presente alquanto perduta, ma mantenuta in parte; stanto, che quello, che prima faceva in 24 ore, adesso, secondo le recenti prove, che ne sono state fatte, ne viene fatto l’effetto in ore 48. E fu anche abbellita con diversi bellissimi Depositi, ed antiche Pitture, come anderemo vedendo.
Entrati dentro per la solita Porta dell’ingresso, e voltandosi sulla mano manca si trova dipinto sulla muraglia a fresco, e nella maniera antica, e de i tempi, in cui la pittura non era salita a quel buon gusto, che da’ posteriori Maestri, che sono venuti dopo di Giotto, e Cimabue, e dall’anno 1300. in quà è stata condotta. Si vede rappresentata la Vita di S. Ranieri Pisano, divisa in più Quadri dipinti, parte da Simone Memmio Sanese, e parte da Antonio detto il Veneziano, quali hanno il suo pregio per l’antichità. Le Storie di più Martiri, e Confessori, che dall’ingiurie de’ tempi sono state guaste, e rovinate, non si conoscono quasi più, ed erano di Spinello Aretino.
La Storia del Leproso Giobbe abbandonato da tutti per la sua incurabile infermità, che si vede starsene sotto ad una Capannella, dove viene visitato da’ suoi più cari Amici è un’opera del famoso Giotto, in qui tempi unico in quest’arte, e primo Scolare del famoso Cimabue, quello, che da alcuni Greci, e cattivi Pittori, fatti venire da’ Fiorentini per dipingere nella Chiesa di S. Giovanni di Firenze, ebbe i primi principj dell’Arte della Pittura, co’ quali mediante il suo ingegno, e capacità, arrivò a megliorare quest’arte di maniera tale, che con i lumi lasciati da lui sono arrivati tanti bravissimi Maestri a quella perfezione, nella quale vediamo le loro opere; […]
L’antiche Pitture, che rappresentano la Crocifissione, Resurrezione, ed Ascensione del Signore Salvatore Nostro, sono opere del suddetto Buffalmacco, e di Antonio Vita da Pistoja, osservabili più per la loro antichità che per altro. […]

Nel canto per rivoltare, e ritornare nella prima Navata, di dove entrammo, vi è rappresentata la Morte dell’Uomo, ed il Giudizio Universale, dove si vedono tre Cadaveri dentro tre Casse, uno cominciato a consumarsi, l’altro mezzo spolpato, ed il terzo ridotto in sole aride ossa; quali rappresentano l’effetto, che fa la terra di questo Ghiostro, come si disse; con alcuni signori a Cavalli, quali stanno osservando li detti Cadaveri, e la virtù di questa terra, quando restano sepolti in essa; e fra questi si dice esservi li Ritratti dell’Imperator Federigo Primo, detto Barbarossa; di Lodovico il Bavaro Imperatore, quale figura di chiudersi il naso per non sentire il fetor de’Cadaveri, e quello di Castruccio Castracani degl’Interminelli Lucchese, che è quello, che tiene in mano un’Astore; e quello di Uguccione de’ Conti Tarlati dalla Faggiuolo nel Casentino, fatti per bizzarrìa di Andrea Ogagna Pittore Fiorentino, quale volle forse significare con questa sua bizzarra invenzione, che tutti questi Signori in più tempi sono stati a vedere, e visitar questo luogo. […]
Il Giudizio Universale, che quivi viene rappresentato cogli Angeli, che dividono gli Eletti da’ Condannati, dove fra li Beati si vede un Pontefice, che per quello ne dice la Traditione, vien creduto il Ritratto d’Innocenzo Quarto, è opera di Andrea Orcagna Fiorentino.
L’Inferno dipinto secondo la descrizione, che ne fa il famoso Dante è opera di Bernardo Orgagna, forse Fratello del suddetto Andrea, e qui poco distante si vede il Deposito del miracoloso, e Beato Gio: della Pace Pisano.
Gli Anacoreti, che sono dipinti per compimento di questa gran Fabbrica, che ha di lunghezza braccia 210, della nostra misura Fiorentina, e di larghezza braccia 72, sono gli ultimi, che si trovano per ritornare alla porta, dalla quale entrammo, e furono dipinte da Pietro Laureati Senese, Pittore anche questo de’ Secoli, in cui l’arte della Pittura non era anche arrivata alla perfezione.
L’Assunta, che è sopra la porta suddetta di dove entrammo, fu dipinta da Simone Memmio.”

Perhaps it has never occurred to anyone, either in Italy or in the whole of Europe, to erect such a magnificent and splendid work for the safekeeping and preservation of the honorable bones of faithful Christians as it did to the people of this ancient city of Pisa in 1278. This beautiful work began at that time for our well-being, and for this purpose it was adorned with the best marble, and when one contemplates its splendor and grandeur, one easily becomes aware of the great effort that was spent in its perfection. The design, made according to the Gothic taste common in that period, was made by Giovanni Pisano, because many urns and tombs inside this area come from his hand, but the memory of who they belonged to has been lost. This illustrious work was made with such magnificent thought that it was provided with miraculous earth brought by Archbishop Ubaldo from the noble family of Lanfranchi from the region of the Orient, or as others think, from Jerusalem or from surrounding places. This [earth] has the ability to decompose the bodies buried there to bones within twenty-four hours and reduce them to bare skeletons; this power has been somewhat lost today but in part it is still preserved; what it [the earth] used to do in twenty-four hours, it now does in fourty-eight hours. Further, the work has been embellished with various beautiful backgrounds and also with old paintings, as we will see. Entering the interior through the only door of the entrance, one sees a painting executed with a defective hand on the wall in fresco technique, according to the old style, in the time when painting had not yet risen to the good taste, and to the level that the subsequent masters, who came after Giotto and Cimabue, and the year 1300, brought it. It shows a representation of the life of St. Ranieri of Pisa, divided into four painted areas, part of which is by Simone Memmi Sanese and part by Antonio, called Veneziano, and has value through its antiquity. The stories of other martyrs and confessors, corrupted and ruined by the ravages of time, came from Spinello Aretino.

 

The story of the leprous Job, abandoned by all because of his incurable disease, who is seen standing under a bell as he is visited by his dearest friends, is a work by the famous Giotto, who was unique in his art at that time and came from the school of the famous Cimabue, who, like other Greeks and bad painters, was brought to the church of San Giovanni in Florence and learned the first principles of the art of painting and improved painting by his genius and ability. With the lights left by him, many excellent masters reached their perfection, from whom we know the works […]

The ancient paintings depicting the Crucifixion, the Resurrection, the Assumption of Our Lord Savior, are works of the aforementioned Buffalmacco and Antonio Vite from Pistoia, which deserve attention especially for their antiquity. […]

To turn the corner and return to the first nave where we entered, the death of men and the Last Judgment is represented and we see three corpses in three boxes, one of which has begun to decompose, another is half decomposed, and a third consists only of scrawny bones; they show the effect that the earth has in this cloister. One also sees gentlemen with horses observing the aforementioned carcasses and the power of the earth when they remain buried in it. Among these, it is said, are the portraits of the ruler Frederick I, called Barbarossa, and Louis of Bavaria, who closes his nose in order not to smell the stench of the cadavers, and that of Castrucco Castracani from the Interminelli family of Lucca, who holds a hawk in his hand. Further, there is the portrait of Ugguccione, of the counts of Tarlati, from Faggiuolo in Casentino, painted in a bizarre way by the Florentine painter Andrea Ogagna, who wanted to show with his bizarre invention that all these gentlemen have at various times been to see and visit this place. […]
The Last Judgment painted there with angels separating the chosen from the damned, where among the saints you can see a Pope, which is by tradition said to be a portrait of Innocent IV, painted by the Florentine Andrea Orcagna.

Hell, according to the description of the famous Dante, is painted by Bernardino Orgagna, perhaps the brother of the aforementioned Andrea, and not far from here one can see the remains of the miraculous and blessed Giovanni della Pace of Pisa.
The Anchorites, painted to complete this great work, which has the length of 210 cubits and the width of 72 cubits according to our Florentine measurement, is the last work, if we return to the door through which we entered. It was painted by Pietro Laureati from Siena, a painter who comes from the century in which art had not yet reached its perfection.
The Assumption of Mary, which is above the aforementioned door through which we entered, was painted by Simone Memmi.

Filippo Baldinucci, Notizie de’ Professori del Disegno da Cimabue in qua (1681-1686)

Filippo Baldinucci came from a prominent and wealthy family of Florentine merchants. A painter, theoretician, and biographer of mostly Italian artists, he worked for both the Grand Duke of Tuscany, Ferdinando II de’ Medici, and for his brother Cardinal Leopoldo de’ Medici. As a curator of the Grand Ducal collection, he was one of Italy’s leading connoisseurs. With his work cataloguing and expanding the Medici collection, he laid the foundation for the Uffizi’s art holdings. The Notizie de’ Professori del Disegno da Cimabue in qua(1681-1721), in six volumes, builds on his work as a curator and is, after Vasaris Vite, the first lengthier biography of artists in Florence. Baldinucci also wrote the Vocabolario Toscana dell’arte del disegno, which gives an overview of artistic vocabulary, and was commissiond by the Accademia della Crusca. In the Notizie, he writes the biographies of several artists who worked in the Camposanto and describes their paintings, sometimes in detail. / SB

Baldinucci, Notizie (excerpt)

Source: Filippo Baldinucci, Notizie de’ Professori del Disegno da Cimabue in qua. Per le quali si dimostra, come, e per chi le bell’Arti di Pittura, Scultura, e Architettura lasciata la rozzezza delle maniere Greca, e Gottica, si siano in questi secoli ridotte all’antica loro perfezione (vol. 1: Florence: Branchi, 1681, vol. 2: Florence: Piero Matini, 1686, vol. 3: )

1. Giovanni Pisano Scultore, e Architetto

“Venendo ora a Giovanni, questi avendo avuti i principj da Niccola suo Padre, doppo aver fatte molte opere di quella maniera Gottica, e ordinate più fabbriche, e fra queste il grand’edifizio del Campo Santo di Pisa cominciato l’anno 1278 che restò finito nel 1283 diede ‘l disegno del Castel Nuovo di Napoli, della facciata del Duomo di Siena, e di molte altre fabbriche per l’Italia.” (1:42)

Giovanni Pisano, Sculptor and Architect 

I now come to Giovanni, who had received the principles from his father Niccola. Later he made many works in this Gothic style and more commissions were given to him. Among these was the great work of the Camposanto in Pisa, which he began in 1278 and completed in 1283, the painting of Castel Nuovo in Naples, the facade of the Cathedral of Siena and many other works throughout Italy.

2. Giotto di Bondone, Pittore, Scultore e Architetto Fiorentino

“Partitosi d’Ascesi, fece ritorno a Firenze, dove per la Città di Pisa dipinse la figura dello stesso Santo [sc. Francesco] stimatizzato, che riuscì maravigliosa in ogni sua parte, ma singolarmente per averlo figurato nel Monte della Vernia in un paese pieno d’alberi, e massi simigliantissimi al vero, cose tutte che giunsero in quell’età interamente nuove in Pittura. Erasi appunto in quella Città finita di alzare la bella fabbrica del Campo Santo, onde a Giotto, come a sovranissimo Maestro furono allogate per dipignerle alcune delle gran facciate di dentro, ed egli vi dipinse a fresco sei storie di Giob. Quest’opere che riuscrirono maravigliose gli procacciarono tanta fama, che Papa Bonifazio VIII, e non Papa Benedetto IX da Treviso (come erroneamente afferma il Vasari, seguitato dal Malvasia, e da altri) volendo far dipingere alcune cose in S. Pietro, mondò a posta un suo Gentiluomo per riconoscer Giotto, e l’opere sue, ed allora mostrò egli con quel circolo tirato perfettamente con mano quella spiritosa avvedutezza, onde nacque poi il tanto usato proverbio: Tu sei più tondo che l’O di Giotto.” (1:47)

Giotto di Bondone, Florentine Painter, Sculptor and Architect
He left the ascetic life and returned from Pisa to Florence, where he painted the figure of the stigmatization of this saint [namely Francis], which was wonderfully successful in every respect, especially because he is depicted on Mount Alvernia in a landscape lined with trees and he painted rocks close to the truth. These things were completely new in painting. He was called to the aforementioned city to complete a beautiful work for an altar in the Camposanto, so he was commissioned like an accomplished master to paint some works inside and he painted six stories of Job in it. This work was so wonderfully successful that it brought him much fame and Pope Boniface VIII, and not Pope Benedict IX of Treviso (as it is wrongly represented by Vasari who follows Malvasia and others in this), wanted some works to be painted in St. Peter’s, so he sent his masters to find Giotto and his work and then he showed with the perfectly drawn circle of his witty and prudent hand where the saying comes from: You are rounder than the O of Giotto.

3. Simon Memmi, Pittor Senese

“Nella terza facciata [sc. della Cappella degli Spagnuoli in S. Maria Novella] figurò la passione di Cristo Signor Nostro. Operò nel Campo Santo di Pisa, e particolarmente fece di sua mano sopra la parte principale di dentro la Vergine in atto d’esser portata dagli Angioli con suoni, e canti al possesso del Celeste Regno, ed in tre grandi spazi storie di S. Ranier Pisano. Oltre all’essere stato costui nel suo tempo un valoroso Pittore, fu anche molto fortunato, perché l’opere sue per lo gran pregio in che furon tenute da Francesco Petrarca, al quale egli aveva fatto il ritratto della sua Madonna Laura furon da lui celeberate […]. (2:4).

Simon Memmi, Sienese Painter 

On the third facade [namely Spagnoli Chapel in S. Maria Novella] was depicted the Passion of our Lord Christ. He worked in the Campo Santo in Pisa and from his hand comes especially the main part of the Virgin in the center, about to be carried by the angels with sounds and songs to become the possession of the Kingdom of Heaven, and in three large areas the stories of St. Ranieri of Pisa. Besides being a brave painter in his time, he was also very lucky because his works were in the possession of Francesco Petrarch, for whom he had painted the portrait of his wife Laura, and were celebrated by him [Petrarch] […]

4. Buonamico di Cristofano detto Buffalmacco Pittore Fiorentino

“Fu chiamato a Pisa, dove fece molt’opere in S. Maria a Ripa d’Arno, e vi ebbe in aiuto il nominato Bruno. Gli furon poi date a dipingere più facciate del Campo Santo, nelle quali fece Storie a fresco dal principio del mondo fino alla fabbrica dell’Arca di Noè, e attorno a esse effigiò il proprio Ritratto al naturale in una quadratura d’un fregio, figurando se stesso in persona d’un Vecchio raso, con un Capauccio accercinato, dal quale pende un panno, che gli copre il Collo. Ebbe costui, some scrisse Messer Giovanni Boccaccio, sua abitazione in Firenze nella via del Cocomero […].” (2:12)

Buonamico di Cristofano or Buffalmacco, Florentine Painter
He was called to Pisa where he painted many works in S. Maria a Ripa on the Arno and there he was called Bruno. He was then commissioned to paint several pictures in the Camposanto that tell the story of the beginning of the world to the construction of Noah’s Ark, and around it he painted his own natural portrait in a square frieze in which he painted himself as an old man in satin with a padded hat from which hangs a cloth that covers his neck. He had built his home, as the master Giovanni Boccaccio wrote, in Florence in the Via del Cocomero […].

5. Pietro Laurati, Pittore Sanese

“In Firenze dipinse molte cose, chè il tempo ha distrutte. Nel Campo Santo di Pisa nella faccaiata accanto alla porta principale dipinse d’assai buona maniera molte Storie delle vite de’Santi Padri; e nella Pieve d’Arezzo nella maggior Cappella colorì dodici Storie della vita di Maria vergine.” (2:31).

Pietro Laurati, Sienese Painter

He painted many things in Florence that time has destroyed. In the Camposanto in Pisa, on the facade next to the main portal, he painted with an extremely good hand many stories from the lives of the Holy Fathers; and in the main chapel of [Santa Maria della] Pieve in Arezzo, he painted twelve stories from the life of the Virgin Mary.”

6. Stefano, Pittore Fiorentino

“Dipinse Stefano a fresco la Madonna del Campo santo di Pisa, nella qual’opera si portò meglio del Maestro [sc. Giotto]. Fece nel Chiostro di Santo Spirito di Firenze tre storie, che oggi più non si vedono […].” (2:34)

Stefano, Florentine Painter 
Stefano painted the fresco of the Madonna in the Camposanto in Pisa. In this work, he surpassed the master [namely Giotto]. In the cloister of Santo Spirito in Florence, he painted three stories that cannot be seen today […].

7. Antonio Dal Vasari detto Veneziano Pittore

“Operò nel Campo santo di Pisa dipignendo storie del Beato Ranieri, incominciate già da Simone Sanese; e fra [qu]este quella della morte, e sepoltura di quel Beato, nelle quali rappresentò alcuni ciechi, e indemoniati con altri infermi, e fra questi un idropico, tutti in atto d’essere miracolosamente sanati per li meriti di quel santo; le quali figure espresse così al vivo, e con tanta invenzione, che furono in quel secolo avute in istima non ordinaria; ne fu meno lodata una nave fluttuante tra le tempeste del mare, nella quale con pensieri appropriati al vero figurò lo sbigottimento de’naviganti, e le molte, varie azioni fatte da marinari per sottrarsi dall’imminente pericolo del naufragio. Fra le lodi, che dagli intendenti si danno a quest’artefice una fu, che lavorò con tranta diligenza l’opere sue a fresco, che non punto ebbe bisogno di ritoccarle a secco; onde ha mostrato il corso di tre secoli essersi quelle per cagione di tal sua accuratezza così ben conservate, che fino a’ tempi nostri si sono vedute molto fresche, la dove quelle degli altri anno in gran parte ceduto al tempo.” (2:55-56)

Antonio Dal Vasari, Venetian Painter

 

He worked in the Camposanto in Pisa and painted stories of the Blessed Ranieri, which was already started by Simone Sanese; and within the death and burial of that Blessed [Ranieri], he painted some blind, possessed and other sick people, among them a person with dropsy, all of whom were miraculously healed by the merits of this saint; these figures look as if they were alive and are painted with such inventiveness, for which they were held in esteem in that century; nor was there less praise for the ship drifting in the storms of the sea, in which were shown, with thoughts corresponding to the true figure, the consternation of the sailors and the actions that the sailors undertook to avert the imminent danger of shipwreck. Among the praises given by the directors to this artist was that he took such great care on his works in fresco that no retouching when it was dry was at all necessary; it has been shown that over the course of three centuries the frescoes have been so well preserved that they still looked fresh in our time, while other works of those years have fallen victim to time.

8. Andrea di Iacopo altrimenti di Cione Orcagna, detto dal Vasari Orgagna, Scultore, e Architetto Fiorentino

“Chiamato a Pisa, dipinse nel Campo santo una grande storia del Giudizio universale; ed in un’altra figurò tutti i gradi de’ signori del mondo immersi fra diletti di quello; e in altra parte fece vedere i pentiti del peccato in atto di rifuggirsi alle montagne fra gli Anacoreti; da basso espresse la figura di san Maccario, che a tre Coronati fa vedere tre cadaveri, di Re defunti non del tutto consummati. Nella stessa Città nella Chiesa dalla coscia del Ponte vecchio fece alcune opere di scultura. Tornato a Firenze, gli fu data a dipignere la facciata destra della Chiesa di santa Croce, dove toltane quella di san Maccario, rappresentò le medesime storie, che nel Campo santo di Pisa fatte avea, le quali poi nel passato secolo per occasione della fabbrica delle nuove Cappelle furon gettate a terra.” (2:65)

Andrea di Iacopo altrimenti di Cione Orcagna, Vasari Orgagna, Florentine Sculptor and Architect
Called to Pisa, he painted in the Camposanto a great story of the Last Judgment; and in another picture he painted all kinds of worldly lords engaged in pleasures; and in another part he showed the atoning sinners in the act of retreating  to be in the mountains among the anchorites; in the lower part he showed St. Macarius letting three crowned ones see three cadavers of deceased kings, not yet fully decomposed. In the same city and in the same church at the foot of the old bridge, he made another sculptural work. Returning to Florence, he was commissioned to paint the right facade of the church of Santa Croce, where he removed the figure of St. Macarius, and represented the same stories as in the Camposanto in Pisa, which were then thrown to the ground in the last century when they built the new chapel.

9. Benozzo Gozzoli, Pittore Fiorentino

Maravigliosa poi e per la sua grandezza e per la sua bontà, fu l’opera che egli fece in Pisa, cioè a dire la pittura di una facciata di muro del Campo Santo, dico quanto si estende la fabbrica, la quale abbeli con tutte le storie della Creazione del Mondo giorno per giorno, poi l’Arca, il Diluvio, la Torre di Nembrot, l’Incendio di Sodoma, la Nascta di Mosè, fino all’uscita del Popolo dall’Egitto nel Deserto: e tutte le storie Ebree sino a David e Salomone: ma questa fu poco, rispetto a quanto si vede fatto da esso per tutte le città della Toscana. (3:89)

Io pertanto desideroso di far nota la verità di questo fatto, ho volute riconoscerla dall’antiche memorie, che nella città di Pisa si veggiono di esso Benozzo Fiorentino, ad esclusione di quanto si son dati a credere coloro, che in ciò hanno ripreso il Vasari: e quello, che impedito da alter applicazioni, non potei io medesimo fare; si compiacque far per me la pia e sempre gloriosa memoria del dottissimo Niccolò Stenone, ii quale stato Erectico Luternao, poi in Firenze fattosi Cattolico, e divenuto esemplarissimo Sacerdote, finalmente fu fatto vescovo di Hannovera nella Germania, vicino a Brunswick; il cui nome è notissim o al mondo. Questi dunque, dopo aver veduto il sepolcro di esso Benozzo nel Campo Santo di Pisa, me ne diede di propria mano la seguente relazione:

Fui jeri a vedere l’ inscrizione, della quale ella desidera sapere certe circostanze: e la trovai sopra la pietra, che cuopre il di lui sepolcro, il quale e nella parte Orientale dell’ andito Settentrionale tra sei sepolcri o pietre sepolcrali, che poste l’una accanto all’altra, occupano il traverso dell’andito, il più vicino a quell muro, la di cui parte inferiore da esso è stata con pitture del Vecchio Testamento ornate sopra il piano dipinta da Jotto, se ben mi vicordo di quell che mi disse chi mi vi condusse: e per più prontamente trovare esso sepolcro, o per specificare maggiormente il di lui luogo, avendo risguardo alle di lui pitture, è appunto sotto quella parte dell’istoria di Joseppe, dove egli ba tutti i suoi Fratelli intorno di se, e sia per scoprirsi ad essi, sia per riprendergli. Ancora sotto l’inscrizione stanno le armi, che sono &c.

L’inscrizione mandatami dal medesimo è quella, che segue

HICTVMVLVS EST BENOTII
FLORENTINI QVI PROXIMEHASPI
XITHYSTORIA HVCSIBIPISA
NORVMDONAVIT HVMANIT
M. CCCC. LXXVIII.

Tengo anche appresso di me (mandatomi dallo stesso Stenone) il disegno dell’arme di Benozzo, che sotto l’inscrizione si vede, in cui vengono rappresentate due maze incrocicchiare, e nella sommità di ciaseuna èuna palla assai grande, e sopra essa una piccolo pallina, ed assomigliansi a due maze ferrate o siano due scettri: dall’estremità loro pendono due filetti legati, che insieme verso la punta dello scudo si uniscono in forma di una legatura, e al capo di esso si vede come un rastrello di due denti, fotto de’ quali so no tre gigli. (3:90-91)

Benozzo Gozzoli, Florentine Painter

Marvelous then both for its greatness and for its goodness was the work that he did in Pisa, that is to say the painting on a wall facade of the Campo Santo, as far as the building extends, which is adorned with all the stories of the Creation of the World, day by day, then the Ark, the Flood, the Tower of Nimrod, the Burning of Sodom, the Birth of Moses, up to the Exodus of the people of Egypt into the desert: and all the Jewish stories up to David and Solomon. But this was little, compared to what we see done by it for all the cities of Tuscany.

I would therefore like to point out the truth of this fact, which I want to recognize in old memories, what in the city of Pisa itself is seen of Benozzo Gozzoli, apart from what is believed by those who have followed Vasari. But since I couldn’t manage to do it myself, the most pious and eternally glorious memory of the most learned Niccolò Stenone will do it for me. Stenone was first a heretical Lutheran, then in Florence he became a Catholic and an exemplary priest, and finally he was made bishop in Hanover, Germany, near Brunswick. His name is known in the world. He saw the grave of Benozzo in the Camposanto in Pisa and gave me the following report in his own hand:

 

 

Yesterday I went to see the inscription, of which I wanted to know certain circumstances. I found it above the stone that covers his tomb, which is located in the eastern part from the northern door, between six tombs of stone lined up one after another. They occupy the intersection closest to this wall, where the lower part is decorated with images of the Old Testament and painted above the paintings of Giotto, if I remember correctly what the person who led me said to me. And immediately, you find the tomb or, to be even more precise about the exact location in terms of its images, just below this part of the story of Joseph, where all his brothers are standing around him, either to be discovered by them or to bring him back. Under the inscription are the weapons that are….

The inscription sent to me by him reads:

 

 

This is the tomb of Benozzo of Florence
who painted the histories nearby
the Pisans gave it to him in gratitude in 1478.

 

I also keep with me the drawing of the coat of arms by Benozzo (sent to me by Stenone himself), which can be seen under the inscription; two crossed clubs are represented and at the top of each is a very large ball, and above this is a small ball, and they resemble two iron clubs or two scepters; from their ends hang two knotted threads that are joined together towards the top of the shield in the form of a ligature, and at the top there is a rake with two teeth, under which are three lilies.

Paolo Tronci (1585-1648), Memorie Istoriche della Citta di Pisa (1682)

Paolo Tronci writes about the power of the earth in the Camposanto and how the earth got to Pisa. He also says that the holy earth was spread out next to the church of S. Giovanni al Gaetano and that it has the same ability to decompose bodies in a very short amount of time. Then he goes on to describe in quite a bit of detail how the Camposanto was built, mentioning the materials that were used. He describes the building accurately and also mentions the paintings and the sculptures one can find inside the cemetery. His description of the paintings is quite extensive although very selective. But he does write about the painting of Hell and the Triumph of Death, for example. He mentions several painters and gives some information about their lives and the works they painted.

Part1-3_Tronci, Memorie IstoricheEdition: Paolo Tronci, Memorie Istoriche della Citta di Pisa, ed. Giovanni Vincenzo Bonfigli and Vittorio Mancini
Uberti (Livorno: Bonfigli, 1682), 159-160.

Transcription

“Non devo lasciar di dire, che i Pisani al loro ritorno di Soria, messero nei loro navigli gran quantità di Terra Santa, per la quale hà poi preso il nome di Campo santo il Cimiterio fabbricato vicino al Duomo con tanta spesa, e magnificenza, come si dirà, che per sepellire i morti, non credo sia così sontuosa fabrica in tutto il Mondo, con ragione ammirata da chiunque la vede e hà una proprietà la detta Terra santa, che in brevissimo tempo consuma ancor gli ossi de’ cadaveri. Della trasportazione di essa ne dice il Volterrano, F. Leandro Alberti et altri Scrittori. Hò sentito io dire da’Vecchi della Città, che avanti, che le navi cariche di detta Terra, entrassero in Pisa, si fermorno alla riva d’Arno a canto la Chiesa di S. Giovanni al Gaetano, e che, ò pregati da’Gaetani padroni di essa, ò per volontà de’Capitani, molte corbe di detta terra furno portate avanti la porta della detta chiesa, e che quel luogo, sebene angusto, che serve per Cimiterio, partecipi delle medesimi qualità di quella del Campo santo.” (159-160)

 

“[1200] Mentre che i Secolari attendevano alle fabriche da guerra, gli Ecclesiastici ancora diedero principio ad un edifizio di bellezza singolare, poiché l’Arcivescovo Ubaldo Lanfranchi diede mano alla fabrica del Campo Santo per la sepoltura de’ morti, la quale fù poi ridutta a perfezione con quella magnificenza, che fà stupire chi la vede, e considera, l’anno 1277 per la parte però che risponde verso il Duomo, come in detto anno si vedrà. Dicesi, che la sua lunghezza, larghezza et altezza corrisponda all’Arca di Noè, nel che io mi rimetto alla verità. Il suo pavimento è tutto di marmo fino bianco, con numero grande di sepolture in modo, che sotto ogni quadro vi è la sua; sebene non v’è fatto il chiusino di sopra. Sonovi di più molte tombe, ò pile, come vogliamo dire, pure di marmo bianco lavorate con intagli, e figure accomodate à torno àtorno nello scoperto. Le facciate de’ muri di dentro tutte sono dipinte di mano di valentissimi Pittori di que’ tempi, con molte historie del Testamento vecchio, e vite di Santi, e processioni con Reliquie trasportate a Pisa. Nelle parti, che guardano al Campo santo sono sessanta finestre di marmo con sottili colonne, dove furono già invetriate colorite con bellissime figure. La facciata per di fuori è tutta di marmo bianco con due belle porte et è coperto il detto edificio tutto di lastre di piombo. Si disse alcuni anni indietro, che la Terra Santa, della quale è ripieno il detto Cimiterio fosse stata portata dai Pisani, quando tornorno di Palestina. Altri vogliono, chehavendo inteso il sopradetto Arcivescovo Ubaldo, che di Gerusalemme era stata portata à Roma della terra dell’Orto, nel quale fù sepolto Nostro Signore, che in spazio di tre giorni consumava i cadaveri, risolvesse anch’egli di farne venire tanta, che riempisse lo spazio dello scoperto, e che mandasse navigli in Oriente con grandissima spesa, quali tornati con la terra medesima, la facesse spargere nel Cimiterio, e l’effetto, che ne segue, manifesta la verità.” (168-169)

“[1277] La sontuosa fabrica del Campo Santo in Pisa nel presente anno si tirò molto avanti come apparisce in un marmo murato nella facciata verso il S. Giovanni à mano manca nell’entrare per la porta principale, e sebene dice 78 s’intende al Pisano, e noi per concordare generalmente con i Scrittori, scriviamo al Romano. Dice l’iscrizione

Anno MCCLXXIIX, Tempore Domini Friderici / Archiepiscopi Pisani, Domini Tarlatti Potestatis, Operario Orlando Sardella, Ioanne Magistro aedificante.

Non restò per questo finito, e perfezionato in tutto il magnifico Edifizio sino all’anno 1464 in tempo dell’Arcivescovo Filippo de’Medici, come si legge in un’altra inscrizione pure in marmo nello stipite del portone incontro la Cappella della Barbaresca, hoggi de’ Battaglini, nella faccia, che mira verso il campo. Scrissi, mi raccordo, sopra nell’anno 1200 di questo medesimo Campo Santo in tempo dell’Arcivescovo Ubaldo, per confermarm con il Volterrano, hora mi dichiaro, che ammetto, che la fabrica si cominciasse, e che si mettesse in uso di servirsene per cemeterio, mà non già che allora di finisse, perché con pace dell’antico Scrittore, le inscrizioni convincono senz’ombra di falsità. L’edifizio in questo genere è così singolare, che non hà simile in tutta Europa. È fabricato tutto di marmi candidissimi, di lunghezza di braccia dugento tredici, di larghezza sessant’uno. Nel pavimento vi sono sepolture numero seicento trenta di marmi bianchi et accanto alla faccia del campo, vi sono circa sessanta cassoni pure di marmo historiati, parte de’ quali sono stati ivi trasportati da diverse parti del mondo. Vi sono altri sepolcri di famosi Dottori; Sonovi circa sessanta finestre pure di marmi con le colonnette simili con loro architravi intagliati. I tetti sono coperti di piombo, e le facciate de’ muri di dentro dipinte da squisitissimi Pittori, de’ quali m’ è parso bene additar l’opere, acciò siano note à chi hon ne avesse cognizione. Entrando però per la porta reale, e volgendo a man dritta, vi sono dipinte l’historie de’ Santi Padri heremiti da Pietro Laureati Senese, che fiorì circa gl’anni 1336. L’Inferno lo dipinse Bernardo di Cione Orcagna Fiorentino, che fiorì circa l’anno 1400. Segue poi il Giudizio universale, diptinto da Andrea Orcagna fratel maggiore del sopradetto Bernardo, e fiorirno le sue pitture l’anno 1389. Nella compsizione del detto Giudizio adattò molte bizzarie a suo capriccio, pose in una parte una rappresentazione de’ Campi Elisi, dipingendovi molti Signori involti in piaceri mondani, assisi sopra un prato fiorito sotto l’ombra de’ aranci, che facendo amenissimi bosco, hanno sopra i rami alcuni Amoretti, che volando attorno a molte dame dipinte al naturale, hanno sembianza di saettare i loro cuori et appresso d’esse son figurati huomini, che stanno attenti a suoni, e canti, e balli, fra essi vi è il ritratto di Castruccio Signore di Lucca giovane di bellissimo aspetto, con la veste, e capuccio azzurro, con uno sparviero in pugno, e tutti quei, che gli sono a acanto rappresentano altri Signori, che vivevano in quell’età. Nella medesima historia, figura sopra un’alto monte la vita di coloro che pnetiti de’ lor peccati, desiderosi di salvare le’anime loro, hanno lasciato il mondo, e ritiratisi ivi, dove sono molti santi Romiti, che servono à Dio, altri intenti alla contemplazione et altri alla vita attiva, e da basso v’è dipinto un S. Macario, che addita à tre Re, che à cavallo sono, e vanno a caccia, per accertargli delle miserie humane, tre altri Re morti, che giacciono in sepultura non ancora del tutto consumati, in uno de’ vivi à cavallo è ritratto Uguccione della Fagiuola, che si tura il naso per non sentire il puzzore de’ morti. Nel mezzo di questa historia vi è il trionfo della Morte. Vola ella per aria vestita di nero con la falce in mano, dimostrando, che con essa hà levato la vita a molti, che giacciono per terra estinti d’ogni stato, e condizione, giovani, vecchi, maschi, e femine d’ogni età, intorno a i corpi de’ quali sono alcuni diavoli, che cavano loro di bocca l’anime, e le portano a certe bocche che vomitano foco sopra la sommità d’un altissimo monte, dall’altra parte sono Angioli, che tengono una cartella grande, dove sono scritte queste parole: Scherno di sapere, e di richezze, e di nobiltade ancora, e di prodezze, val niente al colpo di costei; il resto non s’intende. Nella storia del Giudizio si vede Giesù Christo sopra le nuvole in mezzo à dodici Apostoli, e disotto da una parte i doloris effetti de’ dannati, strascinati da’ Demonj furiosamente all’Inferno, e dall’altra il giubilo de’ buoni, che da una squadra di Spiriti beati guidati da S. Michele Arcangelo sono condotti alla destra per anda a goder la gloria Celeste.

Buonamico Buffalmacco dipinse ancor lui in Campo santo un due luoghi, e per caminare con l’ordine, che habbiamo preseo, v’è di suo la Passione di Christo con numero grande di figure a piedi et a cavallo, tutte in varie, e belle attitudini, la storia della Resurrezione, e l’apparizione a gl’ Apostoli. Fu quest’huomo non solo valente nella pittura, ma graziosissimo nel parlare, e faceto. Morì l’anno 1340 in Fiorenza nell’Ospedale di S. Maria nuova, e doppo la sua morte fù chi scrisse di lui questi due versi.

Ut MANIMVS nemo melius formasse figuras, / Sic poterat nemo vel meliora loqui.

[…]

 

Seguono dopoi altre opere del sopradetto Buonamico Bufffalmacco, che sono alcune storie dal principi del Mondo fino alla fabbrica dell’Arca di Noè et in capo alla parete dipinse un Dio Padre, che regge con le braccia i Cieli, e tutta la machina dell’Universo, ivi sono distinte le Gerarchie, i Cieli, gl’Angioli, il Zodiaco, e tutte le cose superiori, gl’Elementi, e finalmente il centro, e per empir i due angoli da basso, dipinse in uno S. Agostino, e nell’altro S. Tommaso d’Aquino. […]

Si trovano poi l’historie del pazientissimo Giob tenute da molti di Giotto Fiorentino, mà secondo il parere del Vasari, sono di Taddeo Gaddi suo discepolo, che fiorì nel 1350. E perché in due quadri non si conoscevano più le pitture, furno di nuovo dipinte da Giovanni Stefano Maruscelli.

Le historie de’ Santi Martiri Efeso, e Potito, con additare la traslazione de’ loro corpi di Sardegna à Pisa, sono di mano di Luca Spinelli Aretino, che fiorì dal 1380 al 1400.

Seguono poi quelle della vita, e miracoli di San Raniero Confessore Pisano, le disopra sono di mano di Simone Memmi Senese, che fiorì nel 1345 e quelle di sotto d’Antonio Veneziano nel 1380. Del sopradetto Memmi è ancora la Madonna Santissima Assunta, sopra la Porta reale.

Il Vasari vuole, che ancora Vittore Pisano, detto il Pisanello, dipingesse il Campo santo. Io che poco m’intendo di pitture, non saprei dire quale fosse opera sua, se però non havesse fatto qualche cosa nell historie di S. Raniero, e de’ Santi Efeso, e Potito. Mi rimetto a chi s’intende dell’arte.

Fra tutti sopradetti Pittori per il comun giudizio è data la palma a Benozzo […]” (234-237).

Translation

I must not forget to say that the Pisans, on their return from Soria, loaded large quantities of holy earth into their ships. Hence the name of the cemetery, which was built near the Cathedral with great expense and splendor. As will be said, there is, I believe, no such magnificent building for the burial of the dead in the whole world, which is rightly admired by everyone who sees it. And it is characteristic of this sacred earth that it decomposes the bones of the cadavers within a short time. Its transport [to Pisa] has been mentioned by Volterra, F. Leandro Alberti, and other writers. I have heard from the elders of the city that the ships loaded with the aforementioned land stopped on the banks of the Arno next to the church of S. Giovanni al Gaetano before entering Pisa, and that, either at the request of the Gaetani, lords of the church, or by the will of the captains, many baskets of this earth were brought to the door of the aforementioned church, and that this place, although narrow, serves as a cemetery, and has the same characteristics as the Camposanto.

[1200] While the seculars were busy constructing war buildings, the clergy began a building of unique beauty, since the Archbishop Ubaldo Lanfranchi put his hand on the construction of the Camposanto for the burial of the dead, which was then completed in 1277 for the part that responds to the Cathedral, and has a magnificence that astonishes those who see and contemplate it, as can be seen as of that year. It is said that its length, its width and its height are equal to Noah’s Ark, by which I speak the truth. Its floor is made entirely of fine white marble, with a great number of tombs, so that under each square there is one of its own, although the shaft cover is not present at the top. There are also many tombs, or tubs as we will say, also of white marble, worked with carvings and arranged with figures around the edges in the open air. The facades of the interior walls are all painted by the hands of very skilled painters of the time, with many stories of the Old Testament and with lives of saints and processions with relics transported to Pisa. In the parts facing the Camposanto, there are sixty marble windows with slim columns, colorfully glazed with beautiful figures. The external facade is entirely in white marble with two beautiful doors and the whole building is covered with lead panels. Some years ago, it was said that the holy land with which the cemetery is filled was brought by the Pisans when they returned from Palestine. Others, having heard from the aforementioned Archbishop Ubaldo, wanted earth to be brought to Rome from Jerusalem, from the garden where our Lord was buried, so that the bodies would decompose in the period of three days. He had decided to bring so much of it that it filled the entire open space and with great effort he sent ships to the East, which, having returned from the same land, spread it in the cemetery and the effect that follows reveals the truth.

[1277] The magnificent building of the Camposanto was already well advanced in that year, as it says on a marble plaque inscribed in the masonry on the opposite side of St. John on the left in the main entrance, although it says 78 according to the Pisans, but we agree with the writers and write it according to the Romans. The inscription reads:

In the year 1278, in the time of Lord Frederico / Archbishop of Pisa, of Lord Tarlatti, of Operario Orlando Sardella, of John the Master builder.

But it did not stop there, and the magnificent building was completed only by 1464 in the time of Archbishop Filipp de’ Medici, as can be read in another inscription in marble in the doorjamb of the main gate on the side facing the field of the Barbaresca Chapel, which today belongs to Battaglini. As I wrote according to how I remember, following the year 1200 the same Camposanto was begun in the time of Archbishop Ubaldo, confirming Volterra. Then the construction was started and it was used as a cemetery, however it was not finished, as I say now. Because, to agree with the ancient writers, the inscriptions are convincing beyond a shadow of doubt.
The building is so unique that there is nothing like it in all of Europe. It is built entirely of the finest marble and has a length of 213 fathoms and a width of 61. In the floor there are 630 tombs of white marble and next to the field there are sixty historic chests of pure marble, some of which were brought from all over the world. There are other tombs of famous doctors; there are about sixty windows, also of marble, with similar small columns whose architraves are carved. The roofs are made of lead, and the walls inside have been painted by the most excellent painters, and it seemed to me proper to discuss the works, so that they might be mentioned and made known to those who do not yet know them. Entering through the royal gate and turning to the right, one sees the Lives of the Holy Fathers painted by Pietro Laureati of Siena, whose heyday was around 1336. The Hell was painted by Bernardo da Cione Orcagna of Florence, who flourished around 1400. This is followed by the Last Judgment, painted by Andrea Orcagna, Bernardo’s older brother, whose painting was completed in 1389.
In the composition of the Last Judgment there is much bizarreness corresponding to his whims. In one part he represented the Elysian Fields. He painted many gentlemen engrossed in worldly pleasures sitting on a flowery meadow under the shade of orange trees that form a pleasant forest. On the branches there are many cupids flying around ladies painted according to nature who seem to have arrows in their hearts and near them are painted the men who turn their attention to the sounds, songs and dances. Among them is Castruccio, Lord of Lucca, portrayed as a youth with handsome looks and robe and blue hood and with a sparrowhawk in his fist. And all those depicted at his side are other lords who lived in that period. In the same story, on a mountain, he depicts the lives of those who have repented for their sins. Wishing to redeem their souls, they left the world behind and retreated to where there are many holy hermits who served God, and others who devoted themselves to contemplation and others to the active life.
Below is St. Macarius pointing to three kings on horseback and  hunting; to ascertain the miseries of humans, three other kings are depicted in fact, dead and lying in the tomb and not yet completely decomposed. One of the men on horseback is Uguccione della Faggiola, who holds his nose to avoid smelling the stench of the dead. In the middle of this story is the Triumph of Death. She [Death] flies through the air, dressed in black and holding a scythe, showing that with it she has taken the lives of many who lie dead on the ground. The dead come from every state and condition: young, old, men and women of every age, around whose bodies are some devils who pull the souls out of their mouths and take them to the openings that spew fire over the top of a very high mountain. On the other side are angels holding a large sheet on which is written: a mockery of knowledge, wealth, nobility, and valor, are worth nothing in the face of her [Death’s] blow; the rest is nothing anyway. In the story of the Last Judgment, we see Jesus Christ on a cloud in the middle of twelve apostles. Below, on one side, there are the sad goings-on of the damned, dragged furiously by devils into Hell, and on the other, the good, rejoicing and led to the right by a team of blessed spirits led by the Archangel Michael, to rejoice in the glory of Heaven.
Buonamico Buffalmacco painted in the Camposanto in two places and to continue the sequence we have started, there is his Passion of Christ, with a large number of figures on foot and on horseback, all with different and beautiful attitudes, the scene of the Resurrection, and Christ Appearing to the Apostles. This man was not only gifted in painting, but also most splendid in speech and appearance. He died in Florence in 1340 in the hospital of S. Maria Nuova, and after his death these two verses were written about him:
As no one created better pictures / No one was able to speak better.

[…]

Then follow other works by the aforementioned Buonamico Buffalmacco, which are stories from the beginning of the world to the building of Noah’s Ark. At the top of the wall, he painted a God the Father holding the sky and all the machinery of the universe within his arms. There are the hierarchies, the heavens, the angels, the signs of the zodiac and all superior things, as well as the elements, and finally the center, and to fill the two lower corners he painted two angels as well as St. Augustine and St. Thomas Aquinas. […]
There is also the story of the patient Job, attributed by many to Giotto of Florence, but according to Vasari, it is by Taddeo Gaddi, his disciple, whose heyday was around 1350. And because the painters of two paintings were no longer known, they were repainted by Giovanni Stefano Maruscelli.
The stories of the Holy Martyrs Ephesus and Potitus with the transfer of their bodies from Sardinia to Pisa are by Luca Spinelli Aretino, who flourished between 1380 and 1400.
These are then followed by the life and miracles of St. Ranieri, the Pisan confessor. The upper ones are by Simone Memmi Senese, who flourished in 1345. The lower ones are by Antonio Veneziano from 1380. The Madonna Santissima Assunta above the royal entrance is also by the aforementioned Memmi.
Vasari says that Vittore Pisano, called Pisanello, painted the Campo Santo. I, who do not know much about painting, would not be able to characterize his work if he had not done something of the story of St. Ranieri and the saints Ephesus and Potitus. I defer to those who know about art.
Among all the painters mentioned above, according to the general judgment, the prize must  go to Benozzo […].

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