The Pisan Cemetery through the Eyes of Chroniclers, Artists and Travelers

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Raffaele Maffei (1451-1522), Commentariorum urbanorum (1506)

Raffaele Maffei was an Italian humanist, historian and theologian. He was also a member of the Servite Order. The Commentariorum urbanorum from 1506 is an encyclopedia. It consists of three parts: in “Geography,” Maffei writes about history and the whole world arranged by location; the second part, “Anthropology,” is devoted to contemporaneous history; and the third part is called “Philology” and deals with science and natural history. Maffei tells the story of how the emperor Frederick Barbarossa drowned on the expedition and that Archbishop Ubaldo Lanfranchi founded the Camposanto with earth brought back from the Holy Land. /SB

Maffei (excerpt)

Source: Raffaele Maffei, Commentariorum urbanorum Raphaelis Volaterrani octo et triginta libri (Rom: Besicken, 1506).

Liber V. Hetruria – Res Pisanorum

“Deinde Gregorio VIII sequestro qui ea tempestate Pisas venerat pax inter utrunque populum facta, mox ad Hierosolytanam expeditionem cum eodem Frederico classem L. triremium una cum Ubaldo Lanfranco Urbis presule miserunt quae Imperatore in flumine casu demerso statim domum revertit. Sub eodem Presule Campum sanctum dicavere ex terra, quam Hierosolymis adduxerunt, injecta nuncupatum.”

Book 5 Etruscia – on Pisans

Hereupon peace was made between the nations through the mediator Gregory VIII, who had come to Pisa at that time. Then, the campaign went with Frederick to Jerusalem with a fleet of 50 triremes, one with the bishop Ubaldo Lanfranchi, where the emperor fell into the floods and drowned, after which they returned home. Under the same bishop the Camposanto was consecrated with the earth they brought back from Jerusalem and was distributed, as has been said.

Antonio Felice Mattei (1726-1794), Ecclesiae pisanae historia (1768)

In the Ecclesiae pisanae historia from 1768, Antonio Felice Mattei describes the history of the Pisan church and he writes about the important figures that were part of the church in Pisa. In his chapter on Ubaldo Lanfranchi, he briefly mentions the founding of the Camposanto in the year 1200, and that it was Ubaldo who brought earth from the Holy Land to Pisa. He does not mention the Camposanto in his chapter on Frederico Visconti. / SB

Mattei_Ecclesiae_Pisanae_Historia (excerpt)

Source: Antonio Felice Mattei, Ecclesiae Pisanae Historia, 2 vols. (Lucca: Leonardo Venturini, 1768-1772), 1:244.

XXXV. Ubaldius Lanfranchius

“Non dubito quin Ubaldus multa fecerit pro Ecclesia et populo sibi commisso, sed eorum memoriam abolevit vetustas. […] Anno verò sequenti [=1200] construere coepisse Campum religiosum, ac sanctum vel usque ex Hierosolymis terra Pisas transportata, de quo alio in loco agam diligentius.”

I do not doubt that Ubaldo did much for the Church and the people committed  to her ,but age has made the memory fade. […] In the following year [=1200], he actually began the construction of the Camposanto and piously even brought earth to Pisa from Jerusalem, of which I have dealt with at length elsewhere.

Paolo Tronci (1585-1648), Memorie Istoriche della Citta di Pisa (1682)

Paolo Tronci writes about the power of the earth in the Camposanto and how the earth got to Pisa. He also says that the holy earth was spread out next to the church of S. Giovanni al Gaetano and that it has the same ability to decompose bodies in a very short amount of time. Then he goes on to describe in quite a bit of detail how the Camposanto was built, mentioning the materials that were used. He describes the building accurately and also mentions the paintings and the sculptures one can find inside the cemetery. His description of the paintings is quite extensive although very selective. But he does write about the painting of Hell and the Triumph of Death, for example. He mentions several painters and gives some information about their lives and the works they painted.

Part1-3_Tronci, Memorie IstoricheEdition: Paolo Tronci, Memorie Istoriche della Citta di Pisa, ed. Giovanni Vincenzo Bonfigli and Vittorio Mancini
Uberti (Livorno: Bonfigli, 1682), 159-160.

Transcription

“Non devo lasciar di dire, che i Pisani al loro ritorno di Soria, messero nei loro navigli gran quantità di Terra Santa, per la quale hà poi preso il nome di Campo santo il Cimiterio fabbricato vicino al Duomo con tanta spesa, e magnificenza, come si dirà, che per sepellire i morti, non credo sia così sontuosa fabrica in tutto il Mondo, con ragione ammirata da chiunque la vede e hà una proprietà la detta Terra santa, che in brevissimo tempo consuma ancor gli ossi de’ cadaveri. Della trasportazione di essa ne dice il Volterrano, F. Leandro Alberti et altri Scrittori. Hò sentito io dire da’Vecchi della Città, che avanti, che le navi cariche di detta Terra, entrassero in Pisa, si fermorno alla riva d’Arno a canto la Chiesa di S. Giovanni al Gaetano, e che, ò pregati da’Gaetani padroni di essa, ò per volontà de’Capitani, molte corbe di detta terra furno portate avanti la porta della detta chiesa, e che quel luogo, sebene angusto, che serve per Cimiterio, partecipi delle medesimi qualità di quella del Campo santo.” (159-160)

 

“[1200] Mentre che i Secolari attendevano alle fabriche da guerra, gli Ecclesiastici ancora diedero principio ad un edifizio di bellezza singolare, poiché l’Arcivescovo Ubaldo Lanfranchi diede mano alla fabrica del Campo Santo per la sepoltura de’ morti, la quale fù poi ridutta a perfezione con quella magnificenza, che fà stupire chi la vede, e considera, l’anno 1277 per la parte però che risponde verso il Duomo, come in detto anno si vedrà. Dicesi, che la sua lunghezza, larghezza et altezza corrisponda all’Arca di Noè, nel che io mi rimetto alla verità. Il suo pavimento è tutto di marmo fino bianco, con numero grande di sepolture in modo, che sotto ogni quadro vi è la sua; sebene non v’è fatto il chiusino di sopra. Sonovi di più molte tombe, ò pile, come vogliamo dire, pure di marmo bianco lavorate con intagli, e figure accomodate à torno àtorno nello scoperto. Le facciate de’ muri di dentro tutte sono dipinte di mano di valentissimi Pittori di que’ tempi, con molte historie del Testamento vecchio, e vite di Santi, e processioni con Reliquie trasportate a Pisa. Nelle parti, che guardano al Campo santo sono sessanta finestre di marmo con sottili colonne, dove furono già invetriate colorite con bellissime figure. La facciata per di fuori è tutta di marmo bianco con due belle porte et è coperto il detto edificio tutto di lastre di piombo. Si disse alcuni anni indietro, che la Terra Santa, della quale è ripieno il detto Cimiterio fosse stata portata dai Pisani, quando tornorno di Palestina. Altri vogliono, chehavendo inteso il sopradetto Arcivescovo Ubaldo, che di Gerusalemme era stata portata à Roma della terra dell’Orto, nel quale fù sepolto Nostro Signore, che in spazio di tre giorni consumava i cadaveri, risolvesse anch’egli di farne venire tanta, che riempisse lo spazio dello scoperto, e che mandasse navigli in Oriente con grandissima spesa, quali tornati con la terra medesima, la facesse spargere nel Cimiterio, e l’effetto, che ne segue, manifesta la verità.” (168-169)

“[1277] La sontuosa fabrica del Campo Santo in Pisa nel presente anno si tirò molto avanti come apparisce in un marmo murato nella facciata verso il S. Giovanni à mano manca nell’entrare per la porta principale, e sebene dice 78 s’intende al Pisano, e noi per concordare generalmente con i Scrittori, scriviamo al Romano. Dice l’iscrizione

Anno MCCLXXIIX, Tempore Domini Friderici / Archiepiscopi Pisani, Domini Tarlatti Potestatis, Operario Orlando Sardella, Ioanne Magistro aedificante.

Non restò per questo finito, e perfezionato in tutto il magnifico Edifizio sino all’anno 1464 in tempo dell’Arcivescovo Filippo de’Medici, come si legge in un’altra inscrizione pure in marmo nello stipite del portone incontro la Cappella della Barbaresca, hoggi de’ Battaglini, nella faccia, che mira verso il campo. Scrissi, mi raccordo, sopra nell’anno 1200 di questo medesimo Campo Santo in tempo dell’Arcivescovo Ubaldo, per confermarm con il Volterrano, hora mi dichiaro, che ammetto, che la fabrica si cominciasse, e che si mettesse in uso di servirsene per cemeterio, mà non già che allora di finisse, perché con pace dell’antico Scrittore, le inscrizioni convincono senz’ombra di falsità. L’edifizio in questo genere è così singolare, che non hà simile in tutta Europa. È fabricato tutto di marmi candidissimi, di lunghezza di braccia dugento tredici, di larghezza sessant’uno. Nel pavimento vi sono sepolture numero seicento trenta di marmi bianchi et accanto alla faccia del campo, vi sono circa sessanta cassoni pure di marmo historiati, parte de’ quali sono stati ivi trasportati da diverse parti del mondo. Vi sono altri sepolcri di famosi Dottori; Sonovi circa sessanta finestre pure di marmi con le colonnette simili con loro architravi intagliati. I tetti sono coperti di piombo, e le facciate de’ muri di dentro dipinte da squisitissimi Pittori, de’ quali m’ è parso bene additar l’opere, acciò siano note à chi hon ne avesse cognizione. Entrando però per la porta reale, e volgendo a man dritta, vi sono dipinte l’historie de’ Santi Padri heremiti da Pietro Laureati Senese, che fiorì circa gl’anni 1336. L’Inferno lo dipinse Bernardo di Cione Orcagna Fiorentino, che fiorì circa l’anno 1400. Segue poi il Giudizio universale, diptinto da Andrea Orcagna fratel maggiore del sopradetto Bernardo, e fiorirno le sue pitture l’anno 1389. Nella compsizione del detto Giudizio adattò molte bizzarie a suo capriccio, pose in una parte una rappresentazione de’ Campi Elisi, dipingendovi molti Signori involti in piaceri mondani, assisi sopra un prato fiorito sotto l’ombra de’ aranci, che facendo amenissimi bosco, hanno sopra i rami alcuni Amoretti, che volando attorno a molte dame dipinte al naturale, hanno sembianza di saettare i loro cuori et appresso d’esse son figurati huomini, che stanno attenti a suoni, e canti, e balli, fra essi vi è il ritratto di Castruccio Signore di Lucca giovane di bellissimo aspetto, con la veste, e capuccio azzurro, con uno sparviero in pugno, e tutti quei, che gli sono a acanto rappresentano altri Signori, che vivevano in quell’età. Nella medesima historia, figura sopra un’alto monte la vita di coloro che pnetiti de’ lor peccati, desiderosi di salvare le’anime loro, hanno lasciato il mondo, e ritiratisi ivi, dove sono molti santi Romiti, che servono à Dio, altri intenti alla contemplazione et altri alla vita attiva, e da basso v’è dipinto un S. Macario, che addita à tre Re, che à cavallo sono, e vanno a caccia, per accertargli delle miserie humane, tre altri Re morti, che giacciono in sepultura non ancora del tutto consumati, in uno de’ vivi à cavallo è ritratto Uguccione della Fagiuola, che si tura il naso per non sentire il puzzore de’ morti. Nel mezzo di questa historia vi è il trionfo della Morte. Vola ella per aria vestita di nero con la falce in mano, dimostrando, che con essa hà levato la vita a molti, che giacciono per terra estinti d’ogni stato, e condizione, giovani, vecchi, maschi, e femine d’ogni età, intorno a i corpi de’ quali sono alcuni diavoli, che cavano loro di bocca l’anime, e le portano a certe bocche che vomitano foco sopra la sommità d’un altissimo monte, dall’altra parte sono Angioli, che tengono una cartella grande, dove sono scritte queste parole: Scherno di sapere, e di richezze, e di nobiltade ancora, e di prodezze, val niente al colpo di costei; il resto non s’intende. Nella storia del Giudizio si vede Giesù Christo sopra le nuvole in mezzo à dodici Apostoli, e disotto da una parte i doloris effetti de’ dannati, strascinati da’ Demonj furiosamente all’Inferno, e dall’altra il giubilo de’ buoni, che da una squadra di Spiriti beati guidati da S. Michele Arcangelo sono condotti alla destra per anda a goder la gloria Celeste.

Buonamico Buffalmacco dipinse ancor lui in Campo santo un due luoghi, e per caminare con l’ordine, che habbiamo preseo, v’è di suo la Passione di Christo con numero grande di figure a piedi et a cavallo, tutte in varie, e belle attitudini, la storia della Resurrezione, e l’apparizione a gl’ Apostoli. Fu quest’huomo non solo valente nella pittura, ma graziosissimo nel parlare, e faceto. Morì l’anno 1340 in Fiorenza nell’Ospedale di S. Maria nuova, e doppo la sua morte fù chi scrisse di lui questi due versi.

Ut MANIMVS nemo melius formasse figuras, / Sic poterat nemo vel meliora loqui.

[…]

 

Seguono dopoi altre opere del sopradetto Buonamico Bufffalmacco, che sono alcune storie dal principi del Mondo fino alla fabbrica dell’Arca di Noè et in capo alla parete dipinse un Dio Padre, che regge con le braccia i Cieli, e tutta la machina dell’Universo, ivi sono distinte le Gerarchie, i Cieli, gl’Angioli, il Zodiaco, e tutte le cose superiori, gl’Elementi, e finalmente il centro, e per empir i due angoli da basso, dipinse in uno S. Agostino, e nell’altro S. Tommaso d’Aquino. […]

Si trovano poi l’historie del pazientissimo Giob tenute da molti di Giotto Fiorentino, mà secondo il parere del Vasari, sono di Taddeo Gaddi suo discepolo, che fiorì nel 1350. E perché in due quadri non si conoscevano più le pitture, furno di nuovo dipinte da Giovanni Stefano Maruscelli.

Le historie de’ Santi Martiri Efeso, e Potito, con additare la traslazione de’ loro corpi di Sardegna à Pisa, sono di mano di Luca Spinelli Aretino, che fiorì dal 1380 al 1400.

Seguono poi quelle della vita, e miracoli di San Raniero Confessore Pisano, le disopra sono di mano di Simone Memmi Senese, che fiorì nel 1345 e quelle di sotto d’Antonio Veneziano nel 1380. Del sopradetto Memmi è ancora la Madonna Santissima Assunta, sopra la Porta reale.

Il Vasari vuole, che ancora Vittore Pisano, detto il Pisanello, dipingesse il Campo santo. Io che poco m’intendo di pitture, non saprei dire quale fosse opera sua, se però non havesse fatto qualche cosa nell historie di S. Raniero, e de’ Santi Efeso, e Potito. Mi rimetto a chi s’intende dell’arte.

Fra tutti sopradetti Pittori per il comun giudizio è data la palma a Benozzo […]” (234-237).

Translation

I must not forget to say that the Pisans, on their return from Soria, loaded large quantities of holy earth into their ships. Hence the name of the cemetery, which was built near the Cathedral with great expense and splendor. As will be said, there is, I believe, no such magnificent building for the burial of the dead in the whole world, which is rightly admired by everyone who sees it. And it is characteristic of this sacred earth that it decomposes the bones of the cadavers within a short time. Its transport [to Pisa] has been mentioned by Volterra, F. Leandro Alberti, and other writers. I have heard from the elders of the city that the ships loaded with the aforementioned land stopped on the banks of the Arno next to the church of S. Giovanni al Gaetano before entering Pisa, and that, either at the request of the Gaetani, lords of the church, or by the will of the captains, many baskets of this earth were brought to the door of the aforementioned church, and that this place, although narrow, serves as a cemetery, and has the same characteristics as the Camposanto.

[1200] While the seculars were busy constructing war buildings, the clergy began a building of unique beauty, since the Archbishop Ubaldo Lanfranchi put his hand on the construction of the Camposanto for the burial of the dead, which was then completed in 1277 for the part that responds to the Cathedral, and has a magnificence that astonishes those who see and contemplate it, as can be seen as of that year. It is said that its length, its width and its height are equal to Noah’s Ark, by which I speak the truth. Its floor is made entirely of fine white marble, with a great number of tombs, so that under each square there is one of its own, although the shaft cover is not present at the top. There are also many tombs, or tubs as we will say, also of white marble, worked with carvings and arranged with figures around the edges in the open air. The facades of the interior walls are all painted by the hands of very skilled painters of the time, with many stories of the Old Testament and with lives of saints and processions with relics transported to Pisa. In the parts facing the Camposanto, there are sixty marble windows with slim columns, colorfully glazed with beautiful figures. The external facade is entirely in white marble with two beautiful doors and the whole building is covered with lead panels. Some years ago, it was said that the holy land with which the cemetery is filled was brought by the Pisans when they returned from Palestine. Others, having heard from the aforementioned Archbishop Ubaldo, wanted earth to be brought to Rome from Jerusalem, from the garden where our Lord was buried, so that the bodies would decompose in the period of three days. He had decided to bring so much of it that it filled the entire open space and with great effort he sent ships to the East, which, having returned from the same land, spread it in the cemetery and the effect that follows reveals the truth.

[1277] The magnificent building of the Camposanto was already well advanced in that year, as it says on a marble plaque inscribed in the masonry on the opposite side of St. John on the left in the main entrance, although it says 78 according to the Pisans, but we agree with the writers and write it according to the Romans. The inscription reads:

In the year 1278, in the time of Lord Frederico / Archbishop of Pisa, of Lord Tarlatti, of Operario Orlando Sardella, of John the Master builder.

But it did not stop there, and the magnificent building was completed only by 1464 in the time of Archbishop Filipp de’ Medici, as can be read in another inscription in marble in the doorjamb of the main gate on the side facing the field of the Barbaresca Chapel, which today belongs to Battaglini. As I wrote according to how I remember, following the year 1200 the same Camposanto was begun in the time of Archbishop Ubaldo, confirming Volterra. Then the construction was started and it was used as a cemetery, however it was not finished, as I say now. Because, to agree with the ancient writers, the inscriptions are convincing beyond a shadow of doubt.
The building is so unique that there is nothing like it in all of Europe. It is built entirely of the finest marble and has a length of 213 fathoms and a width of 61. In the floor there are 630 tombs of white marble and next to the field there are sixty historic chests of pure marble, some of which were brought from all over the world. There are other tombs of famous doctors; there are about sixty windows, also of marble, with similar small columns whose architraves are carved. The roofs are made of lead, and the walls inside have been painted by the most excellent painters, and it seemed to me proper to discuss the works, so that they might be mentioned and made known to those who do not yet know them. Entering through the royal gate and turning to the right, one sees the Lives of the Holy Fathers painted by Pietro Laureati of Siena, whose heyday was around 1336. The Hell was painted by Bernardo da Cione Orcagna of Florence, who flourished around 1400. This is followed by the Last Judgment, painted by Andrea Orcagna, Bernardo’s older brother, whose painting was completed in 1389.
In the composition of the Last Judgment there is much bizarreness corresponding to his whims. In one part he represented the Elysian Fields. He painted many gentlemen engrossed in worldly pleasures sitting on a flowery meadow under the shade of orange trees that form a pleasant forest. On the branches there are many cupids flying around ladies painted according to nature who seem to have arrows in their hearts and near them are painted the men who turn their attention to the sounds, songs and dances. Among them is Castruccio, Lord of Lucca, portrayed as a youth with handsome looks and robe and blue hood and with a sparrowhawk in his fist. And all those depicted at his side are other lords who lived in that period. In the same story, on a mountain, he depicts the lives of those who have repented for their sins. Wishing to redeem their souls, they left the world behind and retreated to where there are many holy hermits who served God, and others who devoted themselves to contemplation and others to the active life.
Below is St. Macarius pointing to three kings on horseback and  hunting; to ascertain the miseries of humans, three other kings are depicted in fact, dead and lying in the tomb and not yet completely decomposed. One of the men on horseback is Uguccione della Faggiola, who holds his nose to avoid smelling the stench of the dead. In the middle of this story is the Triumph of Death. She [Death] flies through the air, dressed in black and holding a scythe, showing that with it she has taken the lives of many who lie dead on the ground. The dead come from every state and condition: young, old, men and women of every age, around whose bodies are some devils who pull the souls out of their mouths and take them to the openings that spew fire over the top of a very high mountain. On the other side are angels holding a large sheet on which is written: a mockery of knowledge, wealth, nobility, and valor, are worth nothing in the face of her [Death’s] blow; the rest is nothing anyway. In the story of the Last Judgment, we see Jesus Christ on a cloud in the middle of twelve apostles. Below, on one side, there are the sad goings-on of the damned, dragged furiously by devils into Hell, and on the other, the good, rejoicing and led to the right by a team of blessed spirits led by the Archangel Michael, to rejoice in the glory of Heaven.
Buonamico Buffalmacco painted in the Camposanto in two places and to continue the sequence we have started, there is his Passion of Christ, with a large number of figures on foot and on horseback, all with different and beautiful attitudes, the scene of the Resurrection, and Christ Appearing to the Apostles. This man was not only gifted in painting, but also most splendid in speech and appearance. He died in Florence in 1340 in the hospital of S. Maria Nuova, and after his death these two verses were written about him:
As no one created better pictures / No one was able to speak better.

[…]

Then follow other works by the aforementioned Buonamico Buffalmacco, which are stories from the beginning of the world to the building of Noah’s Ark. At the top of the wall, he painted a God the Father holding the sky and all the machinery of the universe within his arms. There are the hierarchies, the heavens, the angels, the signs of the zodiac and all superior things, as well as the elements, and finally the center, and to fill the two lower corners he painted two angels as well as St. Augustine and St. Thomas Aquinas. […]
There is also the story of the patient Job, attributed by many to Giotto of Florence, but according to Vasari, it is by Taddeo Gaddi, his disciple, whose heyday was around 1350. And because the painters of two paintings were no longer known, they were repainted by Giovanni Stefano Maruscelli.
The stories of the Holy Martyrs Ephesus and Potitus with the transfer of their bodies from Sardinia to Pisa are by Luca Spinelli Aretino, who flourished between 1380 and 1400.
These are then followed by the life and miracles of St. Ranieri, the Pisan confessor. The upper ones are by Simone Memmi Senese, who flourished in 1345. The lower ones are by Antonio Veneziano from 1380. The Madonna Santissima Assunta above the royal entrance is also by the aforementioned Memmi.
Vasari says that Vittore Pisano, called Pisanello, painted the Campo Santo. I, who do not know much about painting, would not be able to characterize his work if he had not done something of the story of St. Ranieri and the saints Ephesus and Potitus. I defer to those who know about art.
Among all the painters mentioned above, according to the general judgment, the prize must  go to Benozzo […].

Raffaello Roncioni (1553-1618), Delle Istorie pisane (1592-1606)

Raffaello Roncioni was born in Ranieri in the middle of the sixteenth century. In his Delle Istorie pisane from 1592 to 1606, Roncioni tells the story of Pisa. For our concerns, it is important that he writes about the founding of the Camposanto. He describes how the holy earth got to Pisa thanks to Archbishop Ubaldo and how in the year 1200 the Camposanto was built. He also writes about the building and decoration of the Camposanto. This second part is quite extensive although the description is not very detailed. Roncioni is in full admiration of the building and mentions the use of marble. He takes the local context of the Camposanto into consideration and also writes about how the building was left uncompleted for a long time because Pisa was going through difficult times.

Roncioni Delle Istorie Pisane libri XVI_excerpt2

Edition: Raffaello Roncioni, Delle Istorie Pisane Libri XVI, ed. Francesco Bonaini, Archivio storico italiano, 6.1 (Florenz: Vieusseux, 1844), 453-454.

 

Foundation of the Camposanto

Libro VIII. Dall’anno 1174 al 1198

“In questo medesimo anno [sc. 1200] (come vogliono molti annali di questa città) fu fondato il Camposanto; detto così, per esservi di molta terra santa sparsa per tutto: la quale fu portata dai Pisani, con grande spesa d’oltramare, al tempo del arcivescovo Ubaldo.”

Book VIII. From the year 1174 to 1198

In the same year [sc. 1200] (as many records of this city say) the Camposanto was founded; large quantities of the sacred earth were spread all over the square: this was transported across the sea at great expense by the Pisans in the time of Archbishop Ubaldo.

Building and Decoration of the Camposanto

Libro XI. Dall’anno 1277 al 1288

“[1277] Doppo la guerra civile, Serenissimo Signore, la sua travagliata ma gran città di Pisa avendo otttenuto la pace, non si dette all’ozio (ottimo maestro delle scelleraggini), ma alla fatica, che ai buoni è dolce e soave. E per il passato risplendendo ella, come una delle stelle maggiori nell’aperto cielo tra le minori, fra l’altre città del mondo, per le tre maravigliose sacre fabbriche sue; volse in questi tempi adornarsi d’una che superò tutte l’ altre: e fu quest’ultima opera sua il Camposanto;

luogo così celebre e raro, che io vado dubitando non gli tôrre della sua bellezza e vaghezza con questa mia poco tersa e malpolita penna. Ma avendo io fatto menzione particolare del duomo, del Sangiovanni e del campanile, ai luoghi loro; d’imprudenza e di negligenza sarei accusato, se di tanta fabbrica io lassassi la sua descrizione. Nel qual vizio non volendo cadere, o bene o male che io la dimostri, primieramente a Vostra Altezza Serenissima e poscia al prudente lettore, doveranno di me contentarsi; poichè io ho usato quella maggior diligenza che ho potuto in queste mie istorie, e mi sono ingegnato di pervenire con le mie fatiche a quel segno che ciascuno che scrive brama e desidera: alla quale se io in qualche parte sono arrivato, Ella ch’è prudentissima e sapientissima, e coloro che leggeranno l’opera mia, ne daranno il giudicio. Fu adunque dai Pisani questo gran cimitero cominciato perfino al tempo dell’arcivescovo Ubaldo Lanfranchi;

come di sopra da noi s’è raccontato: ma per le gran guerre che perturbavano lo stato della repubblica, fu per molti anni intermessa questa opera pia, e seguitata in questi tempi. E perché di sotto dirò i nomi di quelli che risedevano nel governo spirituale e temporale, e l’anno che fu fatta; me ne verrò alla sua descrizione, osservando tutto quello che io ho fatto nell’altre cose.

È situata questa fabbrica dietro alla chiesa maggiore per la lunghezza della sua piazza, e volta a settentrione colla faccia che s’accosta alle mura di Pisa; ma con quella per dove ha l’entrata, a mezzogiorno. Ella è tutta, di fuora e di dentro, i suoi colonnati e pavimento, di marmi bianchi coperta, cavati dai vicini monti: cosa rarissima e vaga agli occhi dei riguardanti.

Trovasi la sua lunghezza, per di dentro, a misura di braccia dugento quindici; e la sua larghezza, braccia settantadue: e per di fuora, computandovi la grossezza delle muraglie, braccia dugentoventi; e per il largo, braccia settantasette. L’ordine delle finestre (compartite vagamente da colonnelle di marmi, con vaghi lavori attorno) che sono settantotto, e rinchiudono in un certo modo la terra santa; è composto tutto di bianco marmo, con un numero infinito, sopra a dette finestre, di forme di visi variati; tanto dissimili, che, oggi e per il passato, si usa e si è usato questo trito proverbio tra noi altrt: Io non ho paura di visi scontrafatti, avendo veduto quelli del Camposanto. Dentro a quest’ordine è posta la terra santa, e intorno a quella sessantotto sepolture di rilievo bellissime; che sono tante tombe di marmo, dalle quali hanno cavato e cavano i pittori e scultori di molte cose per abbellire l’opere loro. Dell’altre sepolture, sebbene arrivano poco meno che al numero di settecento, io ne dirò poche parole; e solamente, che si veggono collocate nel suo pavimento di marmo; e poche famiglie si ritrovano in Pisa, che non abbino quivi la sepoltura loro. Intorno a detto cimitero, per di dentro, vi sono molti sepolcri alti dal terreno, dove sono doppo la lor morte state messe (o meglio le memorie loro) diverse persone dottissime: e vive oggidì ancora al mondo, per mezzo di loro scritti, il nome loro. E le principali sono queste: […].
Questo maraviglioso luogo, per più adornezza, è tutto dipinto di varie figure, fatte da eccellentissimi pittori. Da una banda si dimostra il Testamento vecchio, dalla creazione del mondo insino al tempo che la regina Saba andò a visitare il re Salomone. E questa facciata di muraglia, che contiene in sè dimolte cose, fu dipinta da due pittori: la creazione del mondo, lo scacciamento dei primi nostri padri, la morte del giustissimo Abel e la fattura dell’arca, sono opere di Simone di Siena; che fu al tempo di Petrarca, e gli dipinse la sua tanto celebrata Laura. […]. Nell’altra facciata poi, si dimostra la vita del pazientissimo Giobbe, per mano di Cimabue fiorentino. La vita poi di san Rinieri pisano, di santo Efiso e Potito, dei Santi Padri nelle solitudini d’Egitto, la resurrezione dei morti, e finalmente il giudizio universale, non sapendo io qual pittore vi si sia affaticato dentro, le passerò tutte con silenzio; e con dire, che, per più sua magnificenza, questo sacro luogo è coperto di lame di piombo, porrò fine alla sua descrizione: restandomi solamente a dire l’anno della sua edificazione, che fu del MCCLXXVIII; sedendo nella sedia pontificale di Roma Niccolò III di questo nome; e nella pisana, Federigo; nell’imperiale di occidente, Ridolfo d’Austria; e potestà di Pisa, Tarlato Tarlati aretino.” (587-590).

Book XI. From the year 1277 to 1288

After the civil war, illustrious lords, the tormented but great city of Pisa had found peace. This is not to say in idleness (the best master of the sacrilegious), but in work, which is sweet and gentle for good men. And through the past it shone out among the other cities of the world like one of the greatest stars in the open sky among the smaller ones, through the three marvelous sacred buildings. She has adorned herself in these times with one that surpasses all others. This is her last work, the Camposanto.

A place so famous and rare that I doubt I will not rob it of its beauty and vagueness with my unpolished pen. Since I have mentioned the Cathedral, San Giovanni and the Bell Tower in their places, I would be accused of imprudence and carelessness if I omitted to describe such a structure. Since I do not want to commit this sin, whether I present it well or badly, first your serene highness and then the wise reader must be satisfied with me. For I have applied as much diligence as I could in my story and have endeavored to attain that goal which everyone who writes longs for and desires. If I have achieved this in any part, then you, who are the brightest and the wisest, and those who read my work, will give their judgment. The Pisans had begun the construction of the building, in fact in the time of Archbishop Ubaldo.

 

As said by us above: due to the great wars that disturbed the state of the Republic, this pious work was interrupted for many years and continued in these times. And because I want to mention below the names of those who sat in the ecclesiastical and secular government and the year in which it was made, I will now come to their description and observe everything as I did with the other things.

This building is located behind the main church, on the long side of its square, and faces north towards the city walls of Pisa but where the entrance faces south. The colonnades and the floor are covered externally and internally with white marble obtained from nearby mountains. A thing very rare and charming in the eyes of those who see it.

 

Its length is 215 armlengths inside and 72 armlengths wide. Outside, it is 220 armlengths long with the thickness of the wall considered together and 77 armlengths wide. There are marble columns arranged around the windows, which are 78 in number, enclosing the holy earth in a certain way. Everything is made of white marble, and above the windows there is an infinite number of shapes of different faces; these are so dissimilar in design that a trite saying is used and has been used among the rest of us: I am not afraid of collapsed faces after seeing those of the Camposanto. The holy earth is placed inside this order, around which there are 68 graves that are beautifully carved. These are tombs made of marble, painters and sculptors have excavated and quarried many things to embellish their works. Of the other tombs, although they amount to a little less than seven hundred, I will say a few words and only of those that are found in the marble floor. And few families can be found in Pisa that do not have their grave there. Inside this cemetery, in the center, there are many graves of many highly respected people deep in the earth, where they were transferred after death, or the memory of it. And still today, they live in the world through their writings and their names. The most important of them are: […]

For more decoration, this marvelous place is painted with various pictures by the most excellent painters. In one corridor, you can see the Old Testament, from the Creation of the World to the time of the visit of the Queen of Sheba to King Solomon. This facade, which contains many things, was painted by two painters. The Creation, the expulsion of our first fathers, the death of the righteous Abel and the Building of the Ark are the works of Simon of Siena, which was done at the time of Petrarch, and he painted Petrarch’s much-celebrated Laura for him. […].

The other facade, which shows the life of the patient Job, is by the hand of the Florentine Cimabue. The life of St. Ranieri of Pisa, saints Efiso and Potito, the Holy Fathers in solitude in Egypt, the Resurrection of the Dead and finally the Last Judgment, not knowing who painted them, I will pass them in silence. In saying that this building gains even more splendor with its roof of lead, I will end my description. It only remains to say that it was built in 1278. On the papal chair in Rome sat Niccolò III, of that name, and in Pisa, Federigo. The emperor in the West was Rudolf of Habsburg and the ruler in Pisa was Tarlato Tarlati from Arezzo.

Anonymous, Historia di Pisa di Ranieri Sardo Cittadino Pisano (c. 1430)

This text is the continuation of Ranieri Sardo’s chronicle finished in 1399, though it was composed by another writer at a somewhat later date (ca. 1430). Instead of a chronological series of historical events, it presents an abridged building history of the city since biblical times, a detailed description of the major buildings on the Piazza del Duomo, and then a sort of inventory of other buildings in the four quarters of the city. Clearly, the Cathedral, the Baptistery, the Camposanto and the Leaning Tower are highlighted because they represent the symbolic center of the city and are visual reminders of its glorious past during a historically difficult moment, when Pisa had come under Florentine dominion. As one of the main monuments of the Piazza, the Camposanto is praised for its marble walls, its sarcophagi, and its wall paintings. As in the older chronicles, the name of the Camposanto is explained by the origin story of its holy earth, here said to have been taken from Jerusalem in the crusader period. / DG

Source: Unpublished manuscript, fifteenth century. Florence, Bibliotheca Nazionale, Codice Magliabechiano, Classe XXV, ms. 491, fol. 196-207.

Edition: Igino Benvenuto Supino, Arte Pisana (Florenz: Fratelli Alinari, 1904), 307.

Transcription
“E apresso tra l’ Duomo e San Giovanni sì v’è il Chanpo Sancto, choperto di piombo, dove sono grandissime quantità di sepolture in sul piano di marmo, chon meravigliose istorie nelle mura dipinte ed èvi grandi quantità di sepolture di rilievo.

 

E nel mezo di decto luogho, allo scoperto, in sul piano della terra, vi sono grandi quantità di sipolture di rilievo sopresse da terra; le quali, innanzi che Chanpo Santo fusse facto, le dicte sepolture stavano dintorno dintorno dal Duomo di fuori, di sopra a cierti muricciuoli di marmo achosta alla chiesa; dapoi furono messe in decto luogho.

La lungheza di questo Chanpo Sancto si è passi 200 per lo lungho, et per lo largho passi 67; et vi sono 5 altari murati dove si dicie messa: 3 altari sono in testa et due in due chapelle. El dicto Chanpo Sancto da’ pisani si fu messo della Terra Sancta asai quantità quando acquistorono Gerusalem; ed à due porti, l’una istà senpre serrata ed è chosa di marmo choperta di pionbo, ed è chosa maravigliosa.”

Translation
And close to the Cathedral and San Giovanni there is the Camposanto, covered with lead, where huge numbers of tombs can be found inserted into the floor from marble, and marvellous scenes painted on the walls, and huge numbers of sculpted tombs [= the antique sarcophagi] raised above the earth.

 

Before the Camposanto was built, the foresaid tombs stood outside around the Duomo, on certain small walls along the church. Later they were put in the aforementioned place.

 

 

The measures of this Camposanto are 200 footsteps on the long side, and 67 footsteps on the narrow side, and there are 5 altars where masses are celebrated: three altars are on the front side [= the wall of the eastern gallery] and two in two chapels [= the Cappella Ammannati and the Cappella Aulla in the north gallery]. The Pisans put a huge amount of Holy Earth [Terra Sancta] in the foresaid Camposanto when they conquered Jerusalem. And it has two gates of which one is always locked. And it is made of marble and covered with lead, and a marvelous affair.

Pisan Chronicles from the mid-fourteenth century

The earliest accounts that relate the foundation of the Camposanto to earth brought from the Holy Land are to be found in a group of anonymous chronical texts that were composed in two slightly different versions in 1342 and 1354. As in the Lucca chronicle, they state that the Camposanto had been founded in 1200, together with the Arsenale. But here we read for the first time that the name Camposanto is derived from sacred earth which was brought from the Holy Land after the failure of the Third Crusade, and that Archbishop Ubaldo had a decisive role in both enterprises.

Neither of these slightly differing texts has survived in its original form. Today, they can be found in manuscripts that transmit the chronicle of Pisa in a still later, late-fourteenth and early fifteenth-century version. At this date, authors such as Ranieri Sardo copied the older text and then continued with reporting the events of their own lifetime. This compilatory character of the chronicles has often led to the erroneous attribution of the texts quoted below to Sardo himself. Instead, it has to be emphasized that the texts quoted here must be attributed to authors writing in the mid-fourteenth century. /DG

1. Anonymous, Chronicon Pisanum (c. 1342)

Source: the manuscript used for the Baluze/Mansi edition seems to be lost.

Edition: “Chronicon Pisanum ab urbe condita ad annum 1342:  ab anonymo coaevo scriptum,” in Miscellanea Novo Ordine Digesta Et Non Paucis Ineditis Monumentis Opportunisque Animadversionibus Aucta, ed. Etienne Baluze and Giovanni Domenico Mansi (Lucca: Riccomini, 1761), 448-456.

“Nel 1188. Messer Ubaldo del Lanfranchi arcivescovo di Pissa con 52. navi di Pisani e collo imperadore Federigo Barbarosa andoe al passaggio della terra, lave lo ditto Inperadore annegò e elli ne tornò facendo pogo per di.

[…]

Nel 1200 fue cominciata la tersonaja di Pissa e canpo santo fondatto, e per lo arcivescovo Ubaldo lo terreno conpratto, e al capitulo di duomo asegnato el ditto canpo santo, perché si regò la terra del canpo santo d’oltra mare, quando tornono dal pasaggio i soprascritti, e isparsesi in questo luogo.” (452).

In the year 1188. Master Ubaldo del Lanfranchi archbishop of Pisa set off for a crossing with 52 Pisan galleys and with emperor Frederick Barbarossa for the [Holy] Land, where the emperor drowned, and he [Ubaldo] came back to Pisa with little results. […]

In the year of the Lord 1200 the shipyard of Pisa was begun, and the Camposanto was founded, and the building lot was bought by Archbishop Ubaldo and allocated to the Chapter. Because the earth of the Camposanto was brought from overseas, when the aformentioned returned from the crossing, and was spread in this place.

2. Anonymous, Chronaca Pisana (c. 1354)

Source: Manuscript on paper, early fifteenth century, Florence, Bibliotheca Nazionale, Codice Magliabechiano, Classe XXV, ms. 491, fol. 1-181.

Edition: Ranieri Sardo, Cronaca di Pisa, ed. Ottavio Banti, Fonti per la storia d’Italia, 99 (Rom: Istituto storico italiano per il medio evo, 1963), 36-37.

“Nelli anni domini 1188 missere Ubaldo [de’ Lanfranchi] arciveschovo di Pisa andò al passaggio chollo inperadore Barbarossa chon 52 navili pisani per chonquistare la Terrasancta, in nel quale passaggio v’anneghò lo inperadore Barbarossa, et l’arcivescovo di Pisa si ritornò indrieto a Pisa senza fare fructo.

[…]

Negli anni Domini 1200 fu inchominciata la terzinaia di Pisa, et chanpo sancto fu fondato per lo arcivescovo Ubaldo, et chomperato al Chapitolo lo terreno assengniato; et è decto chanposancto perché vi fu messa della terra sancta d’oltra mare; quando i Pisani tornono dal passaggio predicto l’arecharono et sparsolla per tucto nel dicto luogho a onore di Dio.”

“In the year of the Lord 1188 master Ubaldo archbishop of Pisa set off for a crossing with Emperor Barbarossa, with 52 Pisan galleys, in order to conquer the Holy Land. On this journey, Emperor Barbarossa drowned, and the archbishop of Pisa came back to Pisa without any profit. […]

In the year of the Lord 1200 the shipyard of Pisa was begun, and the Camposanto was founded by Archbishop Ubaldo, and the allocated building lot was bought for the Chapter. And it is called Camposanto because holy earth from overseas was put there. When the Pisans returned from the aforementioned crossing, they brought it and spread it completely in the above-mentioned place for the honor of God.”

3. Anonymous, Cronica di Pisa (c. 1406)

Source: Manuscript on paper, 244 folios, early fifteenth century, Pisa, Archivio di Stato, Fondo Roncioni, 338. There is an early modern manuscript copy: manuscript on paper, 174 folios, 1551. Florence, Biblioteca Medicea Laurenziana, Pluteo LXI-17.

Edition: Cronica di Pisa. Dal Ms. Roncioni 338 dell’archivio di Stato di Pisa. Edizione e commento, ed. Cecilia Iannella, Fonti per la storia d’Italia medievale. Antiquitates, 22 (Rome: Istituto storico italiano per il medio evo, 2005). The edition in Muratori, Rerum Italicarum Scriptores, vol. 15 (Milan 1729), col. 971-1088 is based on the manuscript in the Laurenziana.

“Come li pisani fecieno il passaggio. Nel millecento ottantotto messer Uberto de’ Lanfranchi vescovo di Pisa con settanta navi de’ pisani e collo ‘mperadore Federigo andonno al passaggio della Terrasanta d’oltramare, ladove lo ditto imperadore Arigho e l’arcivescovo di Pisa colli pisani tornonno con poco honore e prode.

[…]

Come fu incomincciata la Tersanaia di Pisa e lo Canposanto. Nel milledugento, 1200, fue incomincciata la Tersanaia di Pisa e Canposanto fondato per l’arccivescho Ubaldo. Lo terreno fu conprato al Capitulo di Duomo asegnato e al ditto Canposanto perché si recò della Terrasanta d’oltramare quando li pisani tornonno dal passaggio e sparsesi in quello luogo, e però si chiama Canposanto.” (pp. 28-29)

“How the Pisans made the crossing. In the year 1188 master Ubaldo de’ Lanfranchi bishop of Pisa set off for a crossing to the Holy Land with 70 Pisan galleys and with Emperor Frederick, where the foresaid Frederick and the Archbishop of Pisa came back with the Pisans with little honor and prowess.

[…]

How the shipyard of Pisa was begun, and the Camposanto. In the year 1200 the shipyard of Pisa was begun, and the Camposanto was founded by Archbishop Ubaldo. The building lot was bought and allocated to the Chapter and to the foresaid Camposanto because holy earth from overseas was brought when the Pisans returned from the aforementioned crossing, and was spread in this place, and for this reason it is called Camposanto.”

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