Un cappello pieno di pioggia

di Elisabeth Kofler e Elena Achleitner

Sommario

  1. Introduzione
  2. Racconto
  3. Film
  4. Analisi della scena
  5. La funzione del titolo rispetto la trama
  6. Conclusione
  7. Bibliografia
  8. Filmografia

  1. Introduzione

Dopo aver guardato il film Un cappello pieno di pioggia e aver letto il racconto sono sorte delle domande per quanto riguarda il significato e se c’è un rapporto tra di loro. In questo lavoro vogliamo analizzare il film Un cappello pieno di pioggia (titolo originario: A Hatful of Rain) che è stato prodotto in America nel 1957 da Fred Zinnemann e il racconto Un cappello pieno di pioggia da Andrea Camilieri che è stato pubblicato nel 2002. Oltretutto, si è apparita la domanda se il r

Immagine 1: Andrea Camilleri (Hanser Literaturverlage)

acconto è una riscrittura, perché prende qualche elemento dal film. Innanzitutto vogliamo spiegare brevemente la trama e i personaggi principali e anche il rapporto tra di loro, sia nel racconto sia nel film. Poi, ci specifichiamo su una scena molto importante che da pure il titolo del film. Come viene anche spiegato da Morreale: “Nel vedere per strada un cappello pieno di pioggia gli viene in mente il film omonimo di Fred Zinnemann, del quale peraltro il racconto è una sorta di riscrittura” (Morreale 2015: 176). Con citazioni dal racconto volgiamo rafforzare i nostri risultati e giustificare la nostra analisi. Abbiamo scelto questo tema perché secondo noi è un tema molto interessante, anche perché fin adesso non ci sono degli studi precisi sul rapporto tra film e racconto.

 

 

  1. Racconto

Il commissario Montalbano deve andare a Roma per parlare con il sottosegretario. Durante il suo viaggio il suo bagaglio viene perso e lui è forzato di comprare dei vestiti.  Va in un negozio vicino al suo albergo, dove incontra un compagno di scuola che non riconosce a prima vista. Nella citazione seguente si capisce che si tratta di Ernesto Lapis, un vecchio compagno di scuola. Fanno un appuntamento alla sera per parlare dei vecchi tempi. Dopo che Ernesto ha telefonato il commissario Montalbano si mette in cammino e piglia un taxi. All’improvviso vede un capp

Immagine 2: La paura del Montalbano (Mondadori Store 2003)

ello rovesciato e vuole pigliarlo ma una persona urla che non deve toccarlo:

“Scusi tanto” disse il commissario.

“Per carità!” fece il signore.

Poi, di scatto, l’afferò per un braccio, taliandolo fisso.

“Mi perdoni, ma … ma lei … lei si chiama Montalbano?”

Il commissario lo squatrò. L’omo, grassoccio, distino, poteva avere la sua stissa età.

“Sì.”

“Salvuzzo mio!”

[…]

“Lapis!” disse.

“Non ce l’ho, se vuole una biro…” fece Montalbano ancora più strammato.

“Sempre spiritoso, tu! Ma come, non mi riconosci?”

“No.”

“Lapis sono! Non ti ricordi?”

 

 

Nella citazione seguente viene fuori che cominciano a litigare e si picchiano, perché Montalbano ha preso il cappello. Poco dopo, il drogato viene arrestato dalla polizia. Un poliziotto dice a Montalbano che questo ragazzo è il figlio di suo amico Ernesto Lapis, Antonio:

All’anglo con via Asiago la coppolicchia che si era messa in testa alla nisciuta dall’albergo, a malgrado che pesasse una mezza quintalata per l’acqua assorbita, decise di darsi alla fuga, rotolò ‘n terra imboccando quella strata nella quale, come Montalbano aveva letto da qualche parte, c’erano gli studi della Radio. Istintivamente corse appresso alla coppola che andò finalmente a fermarsi. Proprio allato a un cappello. Un cappello rovesciato, incongruamente abbandonato, che si andava lentamente riempiendo di pioggia. Già, come il titolo di quella famosa pellicola che faceva appunto accussì: Un cappello pieno di pioggia. Il commissario si taliò torno torno: in genere un cappello sta sulla testa di qualichiduno specialmente se sdilluvia. Ma dov’era questo qualcuno? Se lo sentì di colpo alle spalle, questo qualcuno, una voce allarmata e affannata che diceva, mentre lui si stava calando per pigliare da terra coppolicchia e cappello:

“Non lo toccare!”

[…]

“Scostati” fece il picciotto.

“No” disse il commissario che quando c’era tempo tinto come quello che c’era addivintava pronto a pigliare foco e a farla finire a schifio. “Ti cali tu e te lo pigli.”

Senza dire parola, il vintino barbuto gli mollò un cazzotto nella panza e mentre Montalbano si piegava in due per il dolore, raccolse il cappello e si mise a correre, sparendo in una strata a mano manca. Il commissario tirò un respiro funnuto e principiò l’inseguimento. Non gliela avrebbe fatta passare a quel picciotto. Che minchia di modo era di comportarsi? Un drogato, quasi certamente.

[…]

“Fermi! Polizia!”

[…]

“Lo sa, dottor Montalbano? Lei ha fermato uno spacciatore che conosciamo da un pezzo. Aveva la fodera del cappello imbottita di droga. Si chiama Antonio Lapis, un debosciato vive coi genitori qua vicino, in via Costabella.”

Montalbano aggelò.

“Cre…credo di conoscere il padre. È uno che ha dei negozi d’abbilgiamento?”

“Sissignore. Il padre è una brava persona, ma il figlio è un disgraziato.”

 

Si capisce che il cappello è così importante per Antonio perché è imbottito di droga e lui non è solo uno spacciatore di droga ma anche un tossicodipendente. Ritornando all’albergo Montalbano è scioccato di quello che è successo e di essere la persona che ha arrestato Antonio. Inoltre non sa come spiegare a suo amico.

Insomma, si può dire che il rapporto tra Ernesto Lapis e suo figlio Antonio che è intossicato non è presente in questo racconto. Sembra che non abbiano un rapporto molto bene, perché Ernesto avrebbe sicuramento raccontato di suo figlio a Montalbano quando si sono incontrati.  Anche se è un racconto di Montalbano, Ernesto e suo figlio sono i personaggi principali.

 

  1. Film

Immagine 3: Un cappello pieno di pioggia da Fred Zinnemann (Amazon it 2013)

Il film comincia con l’arrivo del padre John Pope a New York City che va a trovare i suoi figli Johnny e Polo Pope. Johnny Pope abita con sua moglie Celia Pope, che sta aspettando un figlio, e suo fratello in un appartamento a New York. Il padre s’incontra con i suoi figli per raccontarli la sua novità. Ha dato una caparra per aprire un bar e ha bisogno di 2.500$ che li chiede da Polo. Però, Polo non ha ancora dei soldi che li ha promessi a suo padre e non può spiegare il perché. A causa di questo battibecco il rapporto tra di loro diventa sempre peggiore. Poco dopo, tre uomini sconosciuti arrivano all’appartamento di Johnny, Polo e Celia. Johnny dice che sono i suoi amici, ma in realtà sono gli spacciatori di droga con i quali Johnny sta in contatto per comprare delle droghe. Durante il film si capisce che Johnny Pope prende delle droghe per dimenticare quello che è successo nella guerra e per lenire il suo dolore. Siccome la moglie Celia e il padre di Johnny non sanno niente della sua tossicodipendenza, Johnny va subito fuori porta per parlare con gli tre uomini. Deve dare tanti soldi ai suoi spacciatori per permettersi le droghe, dunque ha tanti debiti. Gli uomini chiedono Johnny di sdebitarsi e minacciano con violenza se non gli dà i soldi il giorno dopo. Johnny dice che non ha più dei soldi e gli chiede a Polo. Purtroppo, i rapporti con sua moglie Celia e suo padre John, che non sanno niente della sua tossicodipendenza, diventano sempre più difficili a causa della sua dipendenza. Celia pensa che Johnny non la ami più, perché sembra cambiato, anche se Johnny dice sempre che non ha un’altra donna e che ama solo Celia. Johnny esce dalla casa con una pistola che ha ricevuto dagli spacciatori per rubare dei civilisti per restituire i suoi debiti. Però non funziona come immaginava e deve andare di nuovo a suo fratello perché ha bisogno di aiuto. Per soccorrere Johnny, Polo vende la sua macchina a condizione che Johnny racconta Celia della sua tossicodipendenza e chiede per aiuto professionale. Johnny confessa il suo problema e permette di fare una disassuefazione. Alla fine Celia, dopo aver scoperto che Johnny è un tossicodipendente, Johnny urge sua moglie di consegnarsi alla polizia e proporre di partecipare a una cura disintossicante.

Al contrario del racconto, il rapporto tra il padre John Pope e i suoi figli Johnny e Polo è più presente nel film ed è molto bene, finché non parlano dei soldi o della tossicodipendenza di Johnny. Anche il rapporto tra Johnny e sua moglie Celia è molto bene, ma il suo segreto danneggia il loro rapporto e si allontano sempre di più. Per questo Celia si avvicina a suo fratello Polo, della quale lui s’innamora. Dal film si capisce che Polo è un vero fratellone, e vigilia sempre su Johnny. Lo aiuta sempre con i soldi, anche se si peggiora così il rapporto con il loro padre che fino alla fine non sa della tossicodipendenza di Johnny.

 

  1. Analisi della scena

In questa parte del nostro blog volgiamo analizzare una scena che è molto importante secondo noi.

In questa scena vediamo il padre nell’loro appartamento, che sta raccontando una bella storia di Johnny quando era un bambino. Un giorno, il padre ha visto Johnny che giocava nel giardino, anche se stava piovendo a catinelle. Il padre gli ha detto che il solo modo di avere soldi in tasca, è lavorare. Perciò, Johnny ha fatto una bella buca e sperava di avere dei soldi in tasca. Poi, il padre ha chiamato Johnny di entrare nella casa, Johnny si è messo il capello ed è venuto giù uno scroscio d’acqua. Il padre dice che Johnny aveva lavorato tanto per un capello pieno di pioggia. In questa scena c’è per la prima volta l’immagine di un cappello pieno di pioggia, che ha un valore metaforico e dalla quale deriva il titolo del film, cioè significa che Johnny non ha mai avuto tanti soldi, anche se ha lavorato tutta la sua vita. Inoltre, vediamo la reazione del padre quando gli dicono che Johnny è intossicato.

 

  1. La funzione del titolo rispetto la trama

Dopo aver consultato un dizionario, è chiaro che hatful in inglese significa una grande quantità e rain sta non solo per pioggia ma in questo caso per l’abilità di una persona di contrabbandare droghe illegali (cf. Urban Dictionary).

Nel racconto Antonio possiede un cappello che è imbottito di droga. Per Antonio è un modo di trasportare le droghe segretamente, cioè il titolo riassume il nodo centrale del racconto. Nel racconto c’è il cappello fisicamente, nel film invece, non c’è un cappello, si parla di un cappello solo con un valore metaforico. Questa scena centrale che è menzionata sopra è molto importante, perché è memorabile ed è importante per il film. Inoltre, viene sottolineato dal titolo Un cappello pieno di pioggia.

 

  1. Conclusione

Tutto sommato possiamo dire che guardando il film Un cappello pieno di pioggia e leggendo il racconto di Andrea Camilleri è ovvio che il racconto è considerato come una sorta di riscrittura del film, perché prende degli elementi più importanti come la tossicodipendenza, il titolo e il rapporto fra padre e figlio. Però non tutti elementi vengono presentati in modi uguali come per esempio il rapporto tra padre e figlio. Un cappello pieno di pioggia è un caso interessante di riscrittura perché il racconto è una riscrittura del film ma nel stesso tempo il film è anche una riscrittura del racconto e può essere considerata come una doppia riscrittura. Cioè vi da un altro senso di significato e lascia spazio per immaginare altri livelli di significato.

Quello che si capisce meglio conoscendo tutti e due, è soprattutto il titolo Un cappello pieno di pioggia. Come abbiamo visto nell’analisi della scena e nelle citazioni del racconto quella frase viene usato solo nel film con un valore metaforico e nel racconto invece c’è un cappello fisicamente.

Andrea Camilleri ha sempre accentuato l’importanza delle sue esperienze quando lavorava per la Rai nei settori regie, sceneggiature radiofoniche e televisione che  sono molto importante per quanto riguarda il suo modo di scrivere (Ivaldi 2008: 292-309). Per questo fatto Andrea Camilleri ce la faccia scrivere un racconto così breve ma nello stesso tempo riesce a creare un’immagine molto ampio per il lettore.

 

  1. Bibliografia

Camilleri, A., 2002, “Un cappello pieno di pioggia”, in A. Camilieri, La paura di Montalbano, Milano, Mondadori.

Morreale, E., 2015, “Il cinema di Montalbano”, in Gran Teatro Camilieri, Palermo, Sellerio.

Loki, LC., 2007, Urban Diciotnary. http://www.urbandictionary.com/define.php?term=rain (09.02.17)

Vocabulary.com Dictionary https://www.vocabulary.com/dictionary/hatful (09.02.17)

 

  1. Filmografia

Zinnemann, Fred (1957): A Hatful of Rain. New York.

 

 

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