Io non ho paura di Niccolò Ammaniti

di Magdalena Oberhuber e Sandra Pfister

1. Introduzione
2. L’autore e il romanzo

3. Nozioni teoriche
3.1. La prospettiva
3.1.1 Cos’è la prospettiva? C’è una differenza tra prospettiva e punto di vista?
3.1.2 La definizione del narratore secondo Genette
3.2. Rumori e musica nel film
3.2.1 Tipologie di rumori
3.2.2 Livelli diegetici della musica
3.2.3 Funzioni di musica e rumori
4. Analisi
4.1. Analisi di una scena concreta del film in base alla prospettiva
4.2. Analisi di una scena concreta del film in base ai rumori e alla musica
4.3. Analisi della scena corrispondente del libro
5. Conclusione
6. Bibliografia
6.1. Riviste
6.1. Siti web

1. Introduzione

Per la nostra analisi abbiamo scelto il libro e il film Io non ho paura di Niccolò Ammaniti. Il contenuto del libro e del film è molto simile e molte scene si assomigliano, ma naturalmente nel film non si possono realizzare tutti i dettagli come nel libro. Per questo abbiamo deciso di concentrarci sull’aspetto che dal punto di vista tecnico distingue maggiormente il romanzo dal film: la prospettiva. Inoltre vedremo in che che modo la musica e i rumori nel film contribuiscono alla comprensione del testo cinematografico e alla sfumatura dei significati. Pur argomentando sempre in relazione al romanzo, il focus dell’analisi sarà in primo luogo sul film.

Cominciamo con le informazioni di base, vale a dire i fatti essenziali sull’autore, sul regista e sulle origini del libro e del film. Seguirà una parte teorica relativa alle nozioni di prospettiva/focalizzazione e musica/rumori. Dopo la teoria seguirà l’analisi di una scena concreta del film. Si tratta di una sequenza complessa dal punto di vista sia contenutistico che strutturale e offre quindi una grande varietà di tecniche che riguardano la prospettiva narrativa ma anche límpiego degli effetti sonori e musicali. L’analisi della sequenza del film serve anche ad illustrare e spiegare quindi meglio la teoria ai nostri lettori. Segue infine una conclusione in cui ci si interroga sulle future prospettive d’analisi.

2. L’autore e il romanzo

Niccolò Ammaniti è un autore italiano, nato a Roma il 25 settembre 1966. Io non ho paura, pubblicato nel 2001, è il suo romanzo più noto, che lo rivelò al grande pubblico (cf. Krieg (ed.) 2008: 287). Il testo è oggi molto letto anche nelle scuole in Italia ma anche all’estero. Niccolò Ammaniti è l’autore più giovane ad aver mai vinto il rinomato Premio Viareggio.
Umberto Eco ha definito così Ammaniti: “Non leggo molto i contemporanei, ma piuttosto i libri del secolo scorso. Però, uno dei più moderni che ho letto quest’estate è Niccolò Ammaniti e mi è piaciuto molto.” (op.cit., In: Contrasto. Giornale italotedesco / deutsch-italienische Zeitung, 2001:1)

Finora sono stati tratti cinque film dai suoi libri, uno di questi dal romanzo „Io non ho paura“ diretto nel 2003 da Gabriele Salvatores. il film ha vinto due David di Donatello ed è stato scelto come film per rappresentare l’Italia agli Oscar.

Il romanzo narra la storia di Michele Amitrano, un bambino di nove anni che si prende molta cura della propria sorellina. Ha un carattere molto generoso e coraggioso. …

3. Nozioni teoriche

3.1. La prospettiva
3.1.1. Cos’è la prospettiva? C’è una differenza tra prospettiva e punto di vista?
I concetti di „prospettiva“ e „focalizzazione“ si riferiscono  in senso tecnico alla prospettiva della cinepresa, il concetto „punto di vista“ invece si riferisce solo al punto di vista di una persona concreta. Un problema centrale è  anche la gestione della focalizzazione perché in un film non c’è solo un tipo di focalizzazione. (cf. Orth 2009: 113, in: Birr e Reinerth)

La focalizzazione è distinguibile in “zero”, “interna”  o “esterna”. La focalizzazione in „zero“ vuol dire che il narratore del film sa più  dei personaggi e le informazioni narrative non vengono mediate da un “foyer”, un “fuoco“. La focalizzazione „interna“ vuol dire che il narratore è un personaggio del film. Il “foyer” o il narratore è costituito da un personaggio, dal cui punto di vista sono narrati gli eventi.(http://www.tesionline.it/v2/appunto-sub.jsp?p=22&id=539, visto il 1 marzo 2017) Ci sono tre tipi diversi di focalizzazione interna:

  • la focalizzazione interna fissa: fatti e visti dal punto di un solo personaggio
  • la focalizzazione interna variabile: fatti e visti dal punto di più personaggi del film
  • la focalizzazione interna multipla: un solo fatto, visto dal punto di più personaggi del film. (cf. Bosco 2008 e 2015: 15-16)

La focalizzazione „esterna“ vuol dire che il narratore sa meno del personaggio nel film. (cf. Bosco 2008 e 2015: 15-16) Il “foyer” esiste ma non è preso in carico da alcun personaggio; detta anche “spettatoriale” in quanto non illimitata come la “zero” ma parziale. (http://www.tesionline.it/v2/appunto-sub.jsp?p=22&id=539, visto il 1 marzo 2017)

3.1.2. La definizione del narratore secondo Genette
Gérard Genette distingue tra narratore extradiegetico, intradiegetico, eterodiegetico e omodiegetico. La posizione della voce narrante di „Io non ho paura“ è extradiegetica e eterodiegetica. Extradiegetico vuol dire che il narratore si rivolge direttamente al pubblico e non ai personaggi del racconto e eterodiegetico vuol dire che  il narratore non compare come personaggio della storia che racconta. Il lessico narratologico di Gérard Genette è molto complesso ma rende possibile definire la posizione della voce narrante di „Io non ho paura“ in termini molto concisi. (cf. Bonsaver 2005: 55-56)

Per il cinema, però, il punto di vista non è metaforico come in letteratura, ma è prodotto dalla collocazione fisica della cinepresa, e dunque la narrazione filmica vede una divaricazione delle focalizzazioni. Nella cinematografia si può anche analizzare il „foyer“ narrativo, visivo e sonoro. (http://www.tesionline.it/v2/appunto-sub.jsp?p=22&id=539, visto il 1 marzo 2017)

Nella letteratura troviamo un caso differente, perché lì non ci sono mezzi come immagini, sonori o musica per illustrare la focalizzazione e lo svolgimento del contenuto. La letteratura deve spiegare e far visibile tutto quello che nel film viene rappresentato tramite i mezzi appena enumerati. Significa che in un libro si trovino descrizioni precise, pensieri e sentimenti dei protagonisti. Si può dire che nella letteratura la focalizzazione viene espressa in un altro modo che nel film.

Nel film „Io non ho paura“ Salvatores ha lavorato con la focalizzazione „interna fissa“ perché la storia viene raccontata dalla prospettiva dell‘ „Io“, il protagonista racconta tutto dal suo punto di vista e si vedono le cose che vede il personaggio principale. Salvatores ha scelto la focalizzazione „interna“ e „fissa“ perché prima c’era il libro di Niccolò Ammaniti. Nel libro la storia viene raccontata dal personaggio principale.

3.2. Rumori e musica nel film
Per entrare nel tema si deve prima definire la differenza tra i rumori e la musica nel film. I rumori sono costituiti da una quantità di suoni non identificabili che tutti insieme formano un complesso di suoni. La musica al contrario è costituita da suoni identificabili nell’altezza. Questi suoni identificabili possono essere annotati su un foglio di musica, mentre i rumori possono solo essere rappresentati in modo ritmico. (cf. Giesenfeld 2004: 25, zitiert nach, Kracauer 1960: s.p.)

3.2.1. Tipologie di rumori
Esistono diverse forme o categorie di rumori:

a) Rumori d’azione (Aktionsgeräusche) – Quando una persona compie gesti quotidiani come camminare, correre, lavarsi, deporre una cosa etc. si possono sentire rumori d’azione. Questi rumori d’azione normalmente devono essere sincronizzati. Nel cinema qualche volta non vengono sincronizzati tutti i rumori d’azione, perché avere sempre rumori di sottofondo è faticoso per gli ascoltatori. (cf. op.cit.: 26)

b) Segnali acustici (Akustische Signale) – I segnali acustici sono rumori fatti da diverse macchine come orologi o campanelli. Anche nel traffico stradale è possibile trovare rumori di questo tipo, per esempio i clacson di macchine, biciclette o  tram. Un altro segnale acustico è lo squillo del telefono. Tutti questi rumori mostrano un’altezza di suono identificabile, perciò sono vicini al settore musicale. (cf. op.cit.)

c) Rumori con espressività simile alla lingua (Geräusche mit sprachähnlichem Ausdruck) – A questa categoria appartengono rumori come ridere o gridi improvvisi di una o più persone. Sono rumori fatti da persone, cioè non rumori meccanici o strumentali. Quando una persona fischia, abbiamo una sonorità espressiva simile alla lingua. È anche possibile categorizzare il fischio come segnale acustico, mentre una melodia fischiettata appartiene al settore musicale. Altri tipi di rumori simili alla lingua sono i rumori della natura. Questi rumori non sono fatti da macchine, da strumenti o da persone, ma dalla natura o da animali. Rumori di questo tipo sarebbero il cinguettio degli uccelli, il sibilare del vento, il mormorare dell’acqua e del tuono. (cf. op.cit.:33).

3.2.2. Livelli diegetici della musica
La musica nel film può essere suddivisa in:

a) Musica intradiegetica. La musica che è parte di quello che avviene nella storia si chiama musica intradiegetica. Questo tipo di musica viene ascoltata dai protagonisti della storia. Alcuni esempi per musica intradiegetica sarebbero una canzone cantata o suonata da un protagonista o una canzone ascoltata alla radio o in televisione. (cf. Verstraten 2009: 154)

b) Musica extradiegetica. La musica extradiegetica non può essere sentita dai protagonisti, solo dal narratore auditivo. In questo caso le immagini non mostrano una radio o una televisione. (cf. op.cit.: 155)

3.2.3. Funzioni di musica e rumori
“Nach Kracauer können aber Musik und Geräusch im Film die gleiche Wirkung haben.“ (Giesenfeld 2004: 25, zitiert nach, Kracauer 1960: s.p.) Le funzioni seguenti possono parzialmente essere valide anche per i rumori, ma di regola si riferiscono alla musica.

Ci sono tante funzioni che la musica può avere. La musica nel film favorisce la comprensione della situazione in cui i protagonisti si trovano. Soprattutto con la musica intradiegetica è possibile immaginarsi il periodo o il luogo in cui i protagonisti vivono. Se nel film c’è una radio e si sente la musica degli anni 60’, o in più la musica Western, lo spettatore del film capisce subito la situazione. (cf. Verstraten 2009: 154)
La musica extradiegetica per esempio può mostrare i sentimenti di protagonisti e per questo la storia del film diventa più concreta: “…music in cinema is like a sidetrack. It is the only auditive element that has the privilege of moving quickly from the inside of the story to its autside and vice versa.” (op.cit.: 155) La musica dà vita ai protagonisti e descrive il carattere delle persone nella storia. Una musica extradiegetica silenziosa per esempio mostra che il protagonista è tranquillo, rilassato o forse stanco. Si vede che la musica ovviamente influenza lo spettatore. “The music has the status of an intermezzo and can be seen as a complementary of the images.” (op.cit.: 156) Anche parte delle immagini è il silenzio, cioè se in una scena del film non c’è la musica. Questo può essere inquietante per gli spettatori, perché aspettano succedere qualcosa di cattivo nella storia.

4. Analisi

 

4.1. Analisi di una scena concreta del film in base alla prospettiva
Come già spiegato, distinguiamo tra 3 tipi di focalizzazioni diverse: la focalizzazione „zero“, la focalizzazione „interna“ e la focalizzazione „esterna“. La focalizzazione „interna“ si suddivide anche in focalizzazione interna fissa, focalizzazione interna variabile e focalizzazione interna multipla.

All’ inizio di questa scena del film „Io non ho paura“ di Niccolò Ammaniti si vede molto bene un esempio della focalizzazione esterna. La cinepresa mostra il bambino Michele quando attraversa i campi molto velocemente. Il regista ha scelto una focalizzazione esterna perché voleva dare la massima importanza alle azioni di Michele. Inoltre gli spettatori possono ammirare i campi, la natura e i luoghi dove si svolge il romanzo. Non si dice di una focalizzazione „zero“ perché non si sa più dei personaggi nel film, ma si sa meno. Gli spettatori non sanno niente sulle intenzioni di Michele.

Anche la maggior parte dopo è stata registrata con la focalizzazione esterna. Il motivo di questa scelta da parte del regista era allo stesso modo la grande importanza si dà alle azioni di Michele.

Il momento da 01:05 è molto interessante. Per pochi secondi la focalizzazione esterna cambia in focalizzazione zero. Gli spettatori vedono per prima cosa gli occhiali prima del protagonista Michele, cosi sanno prima che forse c’è sotto qualcosa nascosto.

In seguito la cinepresa cambia subito nella focalizzazione esterna e le azioni di Michele sono il punto centrale.

Poi la focalizzazione cambia in interna, le azioni di Michele non sono più importanti, la massima attenzione si concentra sul buco che il bambino ha trovato. La focalizzazione interna mostra benissimo i sentimenti del protagonista quando scopre la gamba. Lo zoom della cinepresa produce tanta tensione.

Alla fine della scena la focalizzazione cambia di nuovo nella esterna perché si vede il bambino impaurito che fugge.

Insomma questa piccola scena del film „Io non ho paura“ di Niccolò Ammanti si vede bene che la focalizzazione nel film può cambiare rapidamente ed è molto importante per trasmettere il contenuto, creare tensione e mantenere tutta l’attenzione degli spettatori.

4.2. Analisi di una scena concreta del film in base ai rumori e alla musica
Proviamo ora ad analizzare la stessa scena dal punto di vista dei rumori e della musica:

a) Rumori d’azione
All’inizio della scena Michele corre attraverso un campo di grano, ma non si sentono rumori d’azione nei primi secondi. Dopo aver lasciato il campo il ragazzo arriva alla rovina e da questo momento si sentono i suoi passi (00:15 – 01:05). È interessante che l’intensità, la velocità e il livello sonoro cambia in questi 50 secondi. All’inizio di questa sequenza (00:15 – 00:18) i passi di Michele sono forti e ben udibili. Può significare che Michele è energico, perché pensa che possa trovare gli occhiali di sua sorella molto velocemente. Poi dopo i suoi passi sono molto piani e lenti, perché il ragazzo non sa dove cercare. Quando gli occhiali gli danno all’occhio, corre veloce e i passi sono di nuovo forti (01:00 – 01:05). Questo sottolinea l’entusiasmo di Michele.
Quando Michele va sulla lamiera ondulata, si sente un altro rumore d’azione (01:05). In questo caso è possibile argomentare che questo rumore sia un segnale acustico, perché non è Michele che produce il rumore. Nonostante abbiamo deciso di mettere questo rumore sotto “rumori d’azione”, perché la lamiera ondulata non è una macchina tecnica. Nel momento in cui Michele scopre la lamiera ondulata, decide di togliere la paglia con la sua mano (01:15 – 01:18). Questo rumore d’azione si può sentire bene. È un rumore tranquillo e regolare, forse perché Michele è preoccupato. Il rumore della lamiera ondulata aumenta questo sentimento di Michele, perché il rumore è lento (01:30– 01:55). Quando Michele sbatte la lumiera ondulata, si può vedere l’orrore di Michele (01:56).

b) Segnali acustici
In questa scena non si possono trovare segnali acustici, perché non sono presenti macchine tecniche o biciclette.

c) Rumori dall’espressività simile alla lingua
Nella scena scelta ci sono alcuni rumori simili alla lingua, perché la scena si svolge all’aperto. All’inizio si sente il fruscio del grano (00:00 – 00:15), poi inizia il canto dei grilli (00:12 – 00:16). Questa sequenza sembra tranquilla. Il grido di un corvo mostra la situazione inquietante (00:17 – 00:019). Quando Michele alza la lamiera ondulata, si sente il sibilo del vento (01:23 – 01:27). Dopo aver visto il piede del ragazzo nel buco, Michele inspira in modo molto forte, perché si è spaventato (01:57).

d) Musica intradiegetica
Non si può trovare musica intradiegetica nella scena scelta, perché nessuno canta o suona uno strumento e non ci sono presenti una radio o un televisore.

e) Musica extradiegetica
Mentre Michele corre attraverso un campo di grano, si può sentire musica lenta, regolare e piana (00:00 – 01:01). Dopo qualche secondo iniziano suoni acuti (00:05 – 01:01). Anche questo mostra la situazione inquietante. Nel momento in cui Michele vede gli occhiali di sua sorella, la musica extradiegetica ferma (01:01 – 01:25). Lo spettatore sa che qualcosa deve succedere. Quando Michele alza la lamiera ondulata, un suono è udibile. Questo suono aumenta fino al momento in cui Michele realizza che nel buco c’è un piede (01:25 – 01:54). Dopo averlo realizzato la musica cade (01:54 – 01:56). Questo mostra la drammatica di questa situazione.

4.3. Analisi della scena corrispondente del libro

Il contenuto della scena corrispondente del libro „Io non ho paura“ è molto simile al contenuto della scena di sopra, solo che nel libro c’è una differenza nella focalizzazione. Tutto quello che nel film viene espresso tramite la musica o le immagini, nel libro viene descritto dal personaggio „io“ che è Michele. Cioè, nel libro tutto è scritto nella focalizzazione interna.

Nella scena troviamo frasi che si distinguono, anche se c’è sempre la focalizzazione interna.
Ci sono le frasi in cui Michele descrive quello che vede. Nel film queste descrizioni vengono realizzate sia con la focalizzazione esterna sia con quella interna. Un esempio è: Le pareti erano fatte di terra, scavate a colpi di vanga. Le radici della quercia erano state tagliate.

Nella scena del libro ci sono frasi nelle quali il protagonista Michele descrive quello che lui fa. Le azioni di Michele nel film vengono rappresentate nella focalizzazione esterna. Un esempio è: Mi sono messo carponi e ho spinto in avanti la lastra. Pesava, ma, piano piano, l’ho spostata un poco. Si è sprigionato un tanfo terribile di merda. Ho vacillato, mi sono messo una mano sulla bocca e ho spinto ancora.

Nella scena del libro possiamo leggere i pensieri di Michele che nel film non possono essere realizzate. Un esempio è: Un mucchio di stracci appallottolati? No… Un animale? Un cane? No… Cos’era?

Nel libro ci sono anche alcuni discorsi diretti. Nel film questi vengono rappresentati nella focalizzazione esterna. Un esempio è: Dove stai? Dove stai? Dove sei finito, recchione?

5. Conclusione

In conclusione si può dire che abbiamo scoperto che analizzare la focalizzazione e la musica e i rumori nel film „Io non ho paura“ di Niccolò Ammaniti è molto interessante. La focalizzazione cambia molto spesso nella scena che abbiamo scelto affinché si possa capire meglio il contenuto. Inoltre si deve menzionare che la focalizzazione esterna viene usata molto spesso. Tuttavia la focalizzazione interna è molto importante per creare una tensione perché si vedono le cose con gli occhi del protagonista.
La scena scelta è così interessante perché vediamo solo un protagonista che agisce. Il contenuto di questa scena non viene raccontato tramite parole, ma attraverso le immagini, la focalizzazione, i rumori e la musica. Sopratutto la natura influenza gli avvenimenti, per esempio il vento o i rumori degli animali. Anche i rumori d’azione supportano l’atmosfera intorno alla rovina e al campo di grano. Gli spettatori possono vedere i sentimenti di Michele anche attraverso la musica extradiegetica. Mentre all’inizio la musica è in sottofondo, diventa importante quando Michele vede il bambino. In questo momento la musica cadente e forte mostra che Michele si è spaventato.
Per concludere questo lavoro è stato molto interessante e abbiamo avuto la possibilità di entrare in un settore sconosciuto e nuovo e abbiamo imparato tante cose nuove.

6. Bibliografia

Ammaniti, Niccolò (2008): „Io non ho paura“, In: Krieg, Judith: „Fremdsprachentexte Italienisch“, Stuttgart, 2008.

Bonsaver, Guido (2009): „Raccontare all „americana“: Io non ho paura tra autodiegesi letteraria e soggettiva cinematografica“, In: sine auctor: „Narrativa italiana recente/ Recent Italian Fiction“, Dublin, 2005, p. 53 – 75.

Giesenfeld, Günter / Koebner, Thomas (ed.) (2004): „Augenblick. Film und Musik“ Marburg

Kracauer, Siegfried (1960): „Theorie des Films. Die Errettung der äußeren Wirklichkeit.“ Frankfurt

Orth, Dominik (2009): „Eine Frage der Perspektive.  Greg Marck’s 11:14, polyfokalisiertes Erzählen und das Problem der Fokalisierung im Film“, In: Birr, Hannah / Reinerth, Sarah Maike: „Probleme filmischen Erzählens“, Berlin, 2009, p. 111 -131.

Verstraten, Peter (2009): „Film narratology“ Toronto

6.1. Riviste

sine auctor (2001):Contrasto. „Giornale italotedesco / deutsch-italienische Zeitung“

Bosco, Alessandro (2008 e 2015): „Nozioni di narratologia. Illustrate sulla base degli studi di Gérard Genette“, Innsbruck, p. 1-26.

6.2. Websites:

http://www.tesionline.it/v2/appunto-sub.jsp?p=22&id=539, visto il 1 marzo 2017.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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